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LO STATO NON È PIÙ NIENTE, STA A NOI ESSERE TUTTO!

Inserito da serrilux

LO STATO NON È PIÙ NIENTE, STA A NOI ESSERE TUTTO!

di Raoul Vaneigem, Nautilus 2010, pp.28, Euro 3

Il libello di Raoul Vaneigem, Lo stato non è più niente, sta a noi essere tutto… è un’irriverente analisi della società dello spettacolo e al contempo una visione sulla libertà creatrice che si affranca al “movimento antiautoritario per una democrazia diretta”. Vaneigem scrive in prima persona e sostiene: “Non ho mai disperato della rivoluzione fondata sull’autogestione in quanto rivoluzione della vita quotidiana. Ora meno che mai.

Sono convinto che oltrepassando le barricate della resistenza e dell’autodifesa, le forze vive del mondo intero si stanno svegliando da un lungo sonno”. Vaneigem si rivolge alle giovani generazioni, agli operai, ai precari, ai disoccupati, ai migranti… si affranca alla loro offensiva, irresistibile e pacifica, che spazzerà via tutti gli ostacoli e incepperà l’opera distruttrice di “tagliatori di teste” come l’”uomo col maglioncino” firmato (Sergio Marchionne) e smaschererà la “dittatura della benevolenza” rappresentata dalla partitocrazia, dalle multinazionali e dalle mafie finanziarie.

La critica radicale/situazionista di Vaneigem evoca il tempo in cui l’uomo “si assumerà il suo destino di pensatore e di creatore diventando quel che non è mai stato: un essere umano a parte intera”. Il filosofo si scaglia poi, a ragione, contro le banche, le guerre, l’arte di essere governati in questo modo e a questo prezzo. L’imbroglio generalizzato passa dalla politica della servitù e la filosofia degli affari è il mercato dell’esclusione: “il commercio delle cose determina il commercio degli uomini”, scrive. Anche la trasgressione, sovente, è “un omaggio al divieto e offre una via d’uscita all’oppressione poiché non la distrugge ma la restaura. L’oppressione ha bisogno di rivolte cieche” (Raoul Vaneigem)… le imposture dell’emancipazione (liberalismo, socialismo, comunismo, democrazie consumeriste) hanno annientato la coscienza di classe che aveva strappato al capitalismo diritti e conquiste sociali.

Per Vaneigem, la politica, che “si rivendichi di destra o di sinistra, ormai non è altro che un clientelismo nel quale gli eletti hanno in mente i loro interessi personali anziché quelli dei cittadini che hanno il compito di rappresentare”. Il libello si chiude due Postille sull’autodifesa dell’esercito zapatista di liberazione e l’Indirizzo ai rivoluzionari greci… nella prima postilla Vaneigem si sofferma sull’importanza politica delle donne dell’EZLN nelle assemblee di democrazia diretta, le quali hanno ottenuto che l’esercito non interverrà mai in maniera offensiva ma si limiti all’autodifesa. Nell’Indirizzo ai rivoluzionari greci, conferma la sua idea di sepoltura della civiltà mercantile, attraverso l’arte della creazione (una costruzione di situazioni tra liberi e uguali). “La violenza di un mondo da creare sta per soppiantare la violenza di un mondo che si distrugge”, annota, con quell’ironia libertaria che lo contraddistingue.

Lo stato non è più niente, sta a noi essere tutto si richiama alle passioni, ai desideri, alla contestazione sorgiva degli ultimi… si tratta, dice fuori dai denti Vaneigem, di combattere il fanatismo mercenario dei partiti e l’impostura dei burocrati del crimine legiferato… lavorare per un’alterità della vita libera e autentica dove la gestione del bene comune è nelle mani di molti e non di pochi. Gettare le basi di un’Internazionale del genere umano che fa della ricerca della felicità il cuore di ogni utopia.

20 volte gennaio 2011

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

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