di Pino Bertelli, 2012. Il Burkina Faso è tra i più poveri paesi del mondo e tra i più colpiti dalla pandemia da HIV/AIDS.
Su una popolazione di poco più di 14 milioni di abitanti, l’UNAIDS stima che quasi 500.000 siano sieropositivi e che la mortalità legata all’AIDS si attesti oltre i 40.000 decessi/anno. Quasi il 3% delle gestanti sono HIV positive e, ogni anno, circa 18.000 neonati sono a rischio di trasmissione dell’HIV. Sulla base di queste stime, in Burkina Faso l’HIV infetterebbe quindi ogni anno tra i 5.000 ed i 9.000 bambini. Le reali dimensioni del fenomeno non sono però conosciute: la mancanza di offerta di cure per i bambini con AIDS disincentiva il ricorso delle loro famiglie alle strutture sanitarie e i programmi di prevenzione della TMB (trasmissione madre bambino) non prevedono progetti di sensibilizzazione per lo screening dell’HIV durante la gravidanza. Questa clinica per curare l’HIV/AIDS è alla periferia di Ouagadogou (capitale del Burkina Faso)… è gestita dai padri comboniani e accoglie cristiani, musulmani, animisti… sovente è stata assaltata, depredata e alcuni padri hanno perso la vita… è un crimine contro l’umanità e va denunciato.
Ci sono stato sì, ci sono stato in Burkina Faso… per sei anni, una volta all’anno (12/15 giorni) sono andato in uno dei paesi più poveri del mondo… lì dove la vita media non supera i 47 anni e si muore ancora di fame e sete… ho fatto due libri (uno ancora inedito) per un’associazione umanitaria che ha costruito in pieno deserto un orfanotrofio, una sala parto, un albergo per i passanti, i cooperanti, i turisti solidali con la popolazione impoverita dalla politica nazionale e dai mercati globali… occorrevano 6 ore di auto dalla capitale, Ouagadogou, quando ancora non c’era la strada asfaltata, come è avvenuto poi, quando gli americani hanno impiantato una base ai confini del Mali… ho girato nei villaggi, sovente senza strade… in macchine scassate, su muli, in bicicletta, a piedi… ho fotografato quello che ho visto, mi sono anche commosso spesso per le condizioni di povertà nei quali versava un intero popolo… mi sono perso nel deserto, ho visto e fotografato l’inumanità nella quale sono tenuti (dalla mafianera e affaristi bianchi) gli spaccatori di pietre in una cava situata al centro della capitale (Ouagadogou), la sconcertante, feroce, estrema fatica dei cercatori d’oro nel deserto del Sahel (che significa Riva del mare), la ferocia delle popolazioni tribali che riversano contro le donne rimaste vedove, malate, semplicemente pazze o ribelli, lasciate a morire di stenti nel deserto. Tuttoquesto è un crimine contro l’umanità e va denunciato.