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TEORIE DELLA CONOSCENZA

Inserito da serrilux

TEORIE DELLA CONOSCENZA

di Jean-Michel Besnier, Rubbettino, 2013, pp. 153, Euro 10

Il piccolo libro di Jean-Michel Besnier, Teorie della conoscenza, è di quelli che restano. Lo scritto è un percorso filosofico che parte dalla mitologia liberatrice, prometeica, del sapere rubato agli dèi per restituirlo agli uomini. Besnier analizza con una messe di citazioni forbite la conoscenza umana e passando per Platone, Hume, Kant, Darwin, Einstein, Popper, Wittgenstein, Koyré… sconfina in riflessioni metafisiche, teologiche e attraversa tematiche proprie alle scienze cognitive, alla psicologia, alle neuroscienze, all’intelligenza artificiale… afferma, da par suo, che “affinché una teoria della conoscenza sia possibile, occorre almeno che siano chiaramente distinguibili il soggetto che conosce e l’oggetto che viene conosciuto. Occorre cioè un’esperienza cognitiva minimale, con la quale il soggetto sperimenta la resistenza dell’oggetto e perde la sua innocenza per quanto riguarda la propria predisposizione a comprendere la realtà”. La teoria della conoscenza è insomma una pratica della verità.

Il saggio di Besnier incrina molte certezze intellettuali, rovescia credi accademici, ritaglia spazi al dubbio e alla “dotta ignoranza” di antiche definizioni. È una sorta di vascello ebbro di sapienza che vuole approdare alla ricerca del vero, che non va confuso con la ricerca di ciò che è meglio per noi, dice. Il suo è uno studio sulla percezione e, più ancora, l’importanza dell’esperienza nella costituzione del sapere. Non si tratta di ascoltare i discorsi dei teorici ma di attenersi alle loro azioni, chiosa. La verità corrisponde alle nostre idee intrecciate con la realtà e conoscere non è altro, ci sembra di capire, che l’identificazione delle nostre ragioni in rapporto alla verità di un enunciato.

Le provocazioni di Besnier evitano modelli, riduzionismi, statistiche… si richiamano alla meraviglia dell’intelligenza pienamente in sintonia con la scienza contemporanea della conoscenza che la suscita… non c’è religione che consola né saperi codificati… il vero, il bello, il buono appartengono non alla politica (alla finanza, alla scienza) ma alla sfera dell’indicibile. All’immaginazione dei filosofi che sfidano il certo e si richiamano a quella trasparenza epifanica che chiamano “verità”. “Acquisendo la conoscenza della conoscenza, scrive (riprendendo le parole di H. Maturana e F. Varela in L’albero della conoscenza), noi costituiamo noi stessi”. Il reincanto della vita quotidiana è tutto qui.

Ciò che ne esce da questo virtuoso libello è una teoria del comportamento, la cui origine è localizzata nel cervello. La scrittura di Besnier è alta, tuttavia affascinante. Conoscere significa connettere, rispondere alle sollecitazioni che le facoltà intellettuali ricevono. Metafore, paradossi, aforismi… sono l’armamentario del filosofo francese con i quali divelte i condizionamenti del mondo esterno quanto di quello scientifico e al di là della sua bellezza, finitezza linguistica, invita il lettore ad entrare in un gioco di specchi, anche utopici, dove sostiene che la conoscenza è il privilegio degli uomini che si scoprono giusti, curiosi, mortali e consegna alla forza radicale della conoscenza il compito di liberare l’umanità dalle proprie catene.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 18 volte maggio, 2013

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