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SIAMO IL 99%

Inserito da serrilux

SIAMO IL 99%

di Noam Chomsky, Nottetempo, 2012, pp. 106, Euro 10, 50

Di Siamo il 99%. Nel settembre del 2011, negli Stati Uniti, esplode Occupy, il movimento di contestazione e disobbedienza civile contro il potere politico e finanziario che ha trascinato nella crisi senza precedenti l’economia statunitense e planetaria. Noam Chomsky, figura carismatica della sinistra radicale (non solo) americana, pubblica una conferenza in memoria di Howard Zinn (grande storico del dissenso) organizzata da Occupay di Boston. Dedica il volumetto “alle 6705 persone che fino ad oggi sono state arrestate per la loro partecipazione al movimento; dai primi 80 arresti avvenuti durante la marcia del 24 settembre 2011 a New York, alla donna arrestata a Sacramento il 6 marzo 2012 per aver lanciato petali di fiori”. Il corpo del libro si articola, oltre alla conferenza su Zinn, sulle interviste di Occupay di Boston, Edward Radzivilovskiy (fatta al MIT, Cambridge, Massachusetts, il 6 gennaio 2012), InterOccupay (31 gennaio 2012) e una conversazione all’Università del Maryland (27 gennaio 2012) sulla politica estera secondo Occupay. L’invito di Chomsky indica che il racconto collettivo può essere cambiato, ma senza tenere le mani in tasca.

Siamo il 99% è un libro coraggioso. Chomsky, del resto, non teme di esprimere le proprie idee libertarie e sottolinea che le disuguaglianze della vita quotidiana negli Stati Uniti e nel mondo sono responsabilità di un’economia feroce, plasmata e organizzata a beneficio dei ricchi soltanto. Sottolinea anche che la diffusione dell’indignazione si sta allargando ovunque e va incoraggiata… azioni di disobbedienza civile, l’uso intelligente della tecnologia on-line, strategie e pratiche del dissidio disseminate da Occupay favoriscono la crescita del movimento e contribuiscono a disvelare le ingiunzioni autoritarie e vessatorie della politica.

Rispondendo a una domanda provocatoria di Radzivilovskiy, cioè se vede in Occupay la nascita di una rivoluziona anarchica, Chomsky dice: “Perché possa esserci una rivoluzione — una rivoluzione significativa – c’è bisogno che una rilevante maggioranza della popolazione riconosca o ritenga che ulteriori riforme non possano avvenire all’interno dell’attuale assetto istituzionale. Non è affatto la situazione in cui ci troviamo oggi”. Chomsky si augura che “cento fiori” sboccino e che i lavoratori del sobborgo di Boston (come i lavoratori di ogni parte del pianeta) dovrebbero essere aiutati a prendere in mano la loro fabbrica, invece di restare disoccupati.

Chomsky, a ragione, sostiene l’importanza di Occupy per l’impegno a favore di una reale democrazia partecipata dai cittadini… migliaia di persone alzano la testa e cominciano a bloccare ponti, porti, fabbriche, autostrade, luoghi di lavoro e fanno sentire finalmente la loro voce. Nascono linguaggi nuovi, affidati a media creativi, autonomi, svincolati dalla dittatura del silenzio dei grandi organi di informazione mediatica… è un’insurrezione collettiva pacifica, le cui armi principali sono la democrazia, la verità, la trasparenza e l’azione diretta. E Occupay non ha bisogno di leader per esprimere il proprio dissenso contro la gestione della società controllata, schedata e oppressa che il capitalismo finanziario ha espresso nell’epoca della civiltà dello spettacolo.

Chomsky dice che occorre un diverso modo di vivere la propria vita e dissentire dal modello dominante. Negli ultimi anni (specie dopo la bolla immobiliare del 2008) la politica e il sistema finanziario statunitense hanno intrecciato connivenze sporche e impoverito interi popoli. “La concentrazione della ricchezza implica la concentrazione del potere politico. A sua volta, la concentrazione del potere politico genera una legislazione che aumenta e accelera questo processo. Tale legislazione, essenzialmente bipartisan, genera nuove politiche fiscali, modifica la tassazione e anche i criteri del governo d’impresa, spingendo verso la deregolamentazione. In parallelo, in quegli anni si è prodotto un incremento vertiginoso delle spese elettorali che a sua volta ha indotto sempre più i partiti politici a dipendere finanziariamente dal settore privato” (Noam Chomsky). La crescente concentrazione della ricchezza è nelle mani (nelle banche) del settore finanziario (che sono l’1%) e solo una mobilitazione dell’opinione pubblica (non solo) americana, un sempre più alto numero di persone che scendono nelle strade a protestare, può impedire l’ingabbiamento sistematico della democrazia.

I principi di una democrazia partecipata dei cittadini sono nelle parole del movimento newyorkese di Occupay: “Attraverso un autogoverno consensuale, non gerarchico e partecipativo, stiamo letteralmente ponendo le basi di un mondo nuovo, costruendolo qui e ora — e funziona”. Nella storia degli uomini, la realizzazione di ogni sogno, di ogni progresso, l’abbattimento di ogni ingiustizia sono stati possibili “perché le persone hanno agito come cittadini e non come politici… Quando è stato necessario sono scese in piazza per attirare l’attenzione dei potenti… Qualcuno può chiederci: “E poi, che cosa volete ottenere?” E la risposta è che vogliamo ottenere molto. La gente chiede: “Sei forse un sognatore? E la risposta è sì, siamo dei sognatori. Vogliamo tutto” (Howard Zinn). Milioni di fiori stanno già sbocciando ai quattro angoli della terra e i loro petali cadono addosso a una minoranza di saprofiti e annunciano nuove stagioni di bellezza. L’obbedienza non è mai stata una virtù.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 16 volte ottobre 2012

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