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Per una storia del lettrismo

Inserito da serrilux

Per una storia del lettrismo

Mirella Bandini
Il Lettrismo, unico gruppo nato in Francia dopo il Surrealismo e attivo da più di cinquanta anni, è definito dal suo fondatore Isidore Isou come un movimento”all’avanguardia dell’avanguardia”, la cui creatività pari a quella del Classicismo e del Romanticismo “vuole portare il nuovo in tutti i campi della cultura e della vita”.

Alla fine del secondo conflitto mondiale, la cultura francese viveva uno straordinario fervore creativo, che ne fece il motore del pensiero occidentale. Si afferma la storiografia di les Annales, la filosofia esistenziale di Sartre è una dibattuta mediazione tra la metafisica dell’Essere e il materialismo storico, mentre attraverso l’antropologia Levi-Strauss e il suo allievo libertario Clastres propongono a tutte le scienze umane il modello strutturalista, che Foucault porta avanti in sociologia, diviene lo strumento per il rinnovamento lacaniano della psicoanalisi, e di Barthes nella semiotica, a analizzare il quotidiano della società laica postcristiana, secondo un modello che Umberto Eco importerà e divulgherà nella culturaitaliana.
Mentre la situazione artistica parigina, subito dopo la guerra e la Liberazione rivolta a riprendere il suo ruolo dominante nell’ambito europeo, verteva su due filoni: l’astrazione geometrica (o “astrazione fredda”) che rilanciava il concretismo storico; e l’astrazione postcubista.

L’astrazione geometrica rappresentava l’avanguardia ufficiale del periodo, con la sua galleria, la Denise René fondata nel 1944 dove espone – Per una storia del lettrismo – vano soprattutto Herbin, Magnelli, Vasarely, Dewasne; il suo Salon, con il Salon des Réalités Nouvelles, del 1946; la sua rivista:”Art d’Aujourd’hui” fondata nel 1949 da André Bloc, Léon Degand, Edgar Pillet; la sua scuola: l’Académie de l’Art Abstrait, di Dewasne e Pillet, tra il 1950 e il 1952; i suoi critici d’arte: Léon Degand (poi direttore del Museo di San Paoloin Brasile) e Charles Estienne, insieme a Marcel Seuphor, autore di opere fondamentali sul contesto. Questa tendenza iniziò a declinare verso il 1953, ritornando poi in auge con l’arte cinetica e l’optical art.

L’altro filone, attivo specialmente nella prima metà degli anni cinquanta è quello dell’astrazione postcubista di Bissière, Bazaine, Lapicque, Estève, Manessier e Singier, definita Ècole de Paris.

Il 1948 fu poi un anno di scontri pro e contro l’arte astratta, mentre viene proposto il realismo socialista che, contrariamente a quanto accadde in Italia, ha poco successo in Francia, con Fougeron e Buffet.

Frattanto esordiscono gli artisti che diverranno i protagonisti della nuova scena informale che Michel Tapié battezzerà art autre nel 1952: Fautrier, Dubuffet, Wols. Jean Fautrier espone nel 1945 alla galleria René Drouin la famosa serie degli Otages; nel 1946 Dubuffet, nella stessa galleria espone la clamorosa serie delle Hautes Pâtes. Nel 1948 si forma a Parigi il gruppo Co.Br.A., nato da una diaspora del movimento surrealista in Europa; i suoi maggiori esponenti, Asger Jorn e Constant, espongono da quell’anno a Parigi sostenuti da Edouard Jaguer e da Michel Ragon.

Nel 1947, Dubuffet inaugura nel sottosuolo della galleria Drouin il Foyer de l’Art Brut, inserendo un elemento nuovo nel già acceso dibattito parigino, e che diverrà nel 1948 la Compagnie de l’Art Brut con un comitato direttivo composto oltre che Dubuffet, da Breton, Tapié, Paulhan, Ratton e Roché. Sono anche gli anni che segnano la grande diffusione per l’Europa e per l’America del Surrealismo, dove Breton e il suo gruppo si erano trasferiti per sfuggire alla guerra. Una diffusione e dispersione che ne segna anche l’indebolimento, mentre il movimento Dada di Tristan Tzara era ritornato d’attualità con l’attività del gruppo e della rivista neodadaista”Les Réverbères”, fondata nel 1937 da Michel Tapié con Noël Arnaud, Jean-François Chabrun e diretta da Jacques Bureau.Questo gruppo critica duramente il tardo Surrealismo, ne rivendica il periodo “eroico” e rende omaggio a Tzara con serate e riedizioni di alcune sue pièces teatrali.

Negli stessi anni del lancio del Lettrismo a Parigi: 1946-1952, si afferma l’art autre di Michel Tapié: divenuto il più importante critico d’arte parigino di quegli anni, teorizzava l’avvento di una nuova era totalizzante dell’arte, apertasi dopo la tabula rasa Dada, che ha azzerato tutti gli “ismi”.

Di conseguenza, guardava con molto interesse la nuova dimensione linguistica informale, che si opponeva all’astrazione geometrica e al neocubismo.

Nelle grandi mostre internazionali da lui organizzate, Tapié accoglie la pittura lettrista, che considera segnica e di tipo calligrafico: nel 1963 in una mostra alla galleria Valérie Schmidt di Parigi; nel 1964 nella mostra Intuiciones y realizaciones formales al Centro de Artes Visuales Torcuato Di Tella a Buenos Aires, e alla galleria Stadler di Parigi; quindi con la personale di Isidore Isou dal titolo Douze Hypergraphies Polyloque, nel 1964 all’International Center of Aesthetic Research di Torino.

In un’intervista rilasciatami nel 1973, Tapié ricorda le serate lettriste a Parigi alle quali interveniva, in compagnia di Henri Michaux: “… Vi era un’atmosfera molto anarchica, divertente, audace e nel contempo molto costruttiva… il Lettrismo era formato da gruppi, da persone molto eccitate, dinamiche, piene di spirito, provocanti, che insultavano il pubblico…

In un momento di cambiamento, di rivoluzione, alla ricerca di un art autre, questo movimento ha avuto una sua funzione. Il Lettrismo mi ha interessato per la calligrafia (anche se non sono calligrafi e non conosconola calligrafia)… vanno oltre l’immagine, che per me è il grande problema non tanto sul piano specifico ma su quello generale: è il grande falso problema per l’arte, per gli artisti e Per una storia del lettrismo11per gli amatori d’arte; la grande trappola è l’immagine, il problema dell’immagine” Tapié, come Isou, auspicava un’unità tra Occidente e Oriente a carattere globale, nella costruzionedi un ordine universale artistico, filosofico, scientifico e tecnico.

Saggio
TraccEdizioni 2005

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

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