di Raoul Vaneigem, Elèuthera, 2010, pp. 116,€ 12.00
Il pamphlet di Raoul Vaneigem, Nè vendetta né perdono. Giustizia moderna e crimini contro l’umanità, uscito per le edizioni Elèuthera, è un piccolo gioiello di critica radicale della disumanità del potere e della protezione mafiosa sulla quale si fonda… Vaneigem è insolente, lucido, e con la grazia libertaria che gli è propria si scaglia contro un umanesimo di facciata e smaschera le menzogne della giustizia come forma normale di delirio. Eliminare la reclusione, scrive Vaneigem, vuol dire aprirsi alla vita creativa, dei desideri e dei piaceri
Nè vendetta né perdono è una secca requisitoria della burocrazia politica (della religione, dei mercati globali) al tempo della civiltà dello spettacolo… s’insinua nel traballante edificio della giustizia imposta e lo demistifica… dice che l’alienazione mercificata ri/produce l’impotenza dell’uomo e analisi e progetti del riformismo (specie di sinistra) sono parte della barbarie dominante. L’impero della merce (e la tirannia dei media) poggia il proprio successo sulla degradazione dello spirito e all’interno dei centri di potere i crimini contro l’umanità continuano con la complicità dell’intero sistema della partitocrazia.
Vaneigem affabula il suo saggio in tre capitoli… nel primo analizza progresso economico e progresso umano, nel secondo afferma che occorre istruire per non dover punire, nel terzo sostiene che bisogna imparare a vivere superando la predazione e chiude con l’elogio di uno stile di vita libertaria. “Finché la libertà sarà il prodotto ideologico del libero scambio — annota Vaneigem —, la giustizia si limiterà a regolare, a tutelare, a punire l’uomo, considerandolo non tanto in ragione del suo valore come essere umano quanto in ragione del suo valore commerciale”. Tutto vero. La giustizia e il mercato dell’illusione civilizzatrice (come i dogmi sanguinolenti delle chiese monoteiste e dei terrorismi delle Borse internazionali) schiacciano le ragioni dei popoli impoveriti e il trionfo dell’umanesimo consumista disgrega le folle in letargo.
Nè vendetta né perdono si scaglia contro la giustizia dei ricchi ed evoca tutte le forme di disobbedienza per inceppare un ordine repressivo che continua a proliferare nelle connivenze (sinistre incluse) tra politica e affari mafiosi… Vaneigem è lapidario e si affranca all’indignazione di tutti quelli che non hanno dimenticato i ragazzi della Resistenza che — con tutti i mezzi necessari — si sono battuti e molti sono morti con gli occhi aperti per la conquista di una società meno feroce. La prevenzione dei crimini contro l’umanità comincia durante l’infanzia, l’insubordinazione e la rivolta raffinano le proprie unghie col tempo.
Il crimine organizzato trabocca nell’autoritarismo elettorale e dietro i formalismi giuridici si celano genocidi della modernità spettacolare, degni dei campi di sterminio nazisti… il circolo vizioso del giudizio e della colpa è preda di una minoranza di arricchiti e di servi e la partitocrazia cerca di soffocare le ondate di turbolenze generazionali che fuoriescono ai quattro angoli della terra. L’impunità dei crimini commessi contro l’umanità dei governi forti, continua. Per Vaneigem, a ragione, smantellare la macchina dei colpevoli significa delegittimare gli imperativi dei responsabili di azioni violente, notabili politici, capi di Stato, uomini d’affari, gruppi finanziari… e dare loro la sorte che si meritano.
Né punire né perdonare, ma consolidare il senso umano (dice Vaneigem) vuol dire utilizzare le armi della vita, per far perdere efficacia alle armi che uccidono. Passare dall’odio e dal disprezzo e fare della creazione dell’esistenza quotidiana la misura dei propri desideri di amore e fraternità tra le genti, mettere fine allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e contribuire a far sparire i nemici della vita nelle sentine del loro denaro. Né pentimento né cinismo dunque… quando le vittime smetteranno di gemere, allora e solo allora la battaglia del singolo sarà la battaglia di tutti e la glorificazione dei tiranni crollerà sotto i colpi di verità delle piazze insorte.
Il pamphlet di Vaneigem si chiude con l’elogio di uno stile di vita, libertaria, appunto, che abolisce la corruzione delle idee e la fascinazione del mercato come pedagogia patriarcale a autoritaria che basa il proprio successo (e consenso) su valori morti… “i moralisti che predicano il rispetto del prossimo sono gli stessi che traggono un plusvalore dal rimbecillimento sistematizzato, che trasformano scuole e università in succursali del mercato mondiale” (Raoul Vaneigem), ma l’ondata della dissidenza di uomini, donne non si ferma e insorge contro l’oppressione delle multinazionali, della partitocrazia e rifiutano la violenza e la soggezione alle leggi del profitto. L’aspirazione a vivere tra liberi e uguali è inarrestabile e sempre più persone rivendicano il diritto di avere diritti. La lotta contro l’ingiustizia e il crimine organizzato continua e anche i bambini con i piedi scalzi nel sole e la pioggia sulla faccia ormai hanno compreso che l’obbedienza non è mai stata una virtù.
14 volte gennaio 2011