Aletti Editore, 2017, pag. 137, Euro 12,00
La poesia, come ogni forma d’arte, è sempre l’immagine di ciò che si è voluto distruggere o amare e figura la duplice possibilità di salvarci o di perderci (o di entrambe le cose, forse). Il libro di poesie di Marco Nardovino, Per certi versi… è un portolano di emozioni che passano addosso come canzoni disseminate nelle utopie di rivolta sociale o di amore dell’uomo per l’uomo degli anni ’60 e ’70, e arrivano fino al nostro tempo come messaggi alle rondini… epitaffi concatenati che cantano il vivere, l’amore, l’amicizia, il sogno sopra ogni cosa… l’amaritudine per un passato battuto ma non sconfitto ritorna nel disinganno del verso e non fornisce nessuna giustificazione all’anima in volo. La poesia, come la santità, è un’avventura come un’altra… molti la fuggono, altri la piangono, alcuni la cantano all’incrocio delle turbolenze della vita quotidiana.
In questo senso le parole di Nardovino sembrano danzare su stelle disattente e come un giro di jazz o di rock fissano nell’immaginario la verità, la grazia, la dissipazione di chi ha amato — o da chi è stato amato — il poeta… là dove la giovinezza dell’utopia diventava storia e la storia si trascolorava in utopia… certo, le poesie, o meglio sarebbe dire il poema di Nardovino — scritto in uno stile quasi musicale — figura l’universo del disinganno dell’autore e al medesimo tempo rimembra desideri e sogni infranti di un’epoca, quando una generazione voleva dare l’assalto al potere, non per possederlo, ma per meglio distruggerlo. Come si legge nella straordinaria ironia di Blue 4: “Dimentichiamo le guerre nelle cantine / e insieme le chiavi dei lucchetti; / se poi qualche arma rimane in giro, / la useremo solo contro i cattivi”. Non si accetta la rivolta dell’ordinario se non in piena coscienza!
Le poesie in Blu di Nardovino sono feconde di citazioni musicali, cinematografiche, fumettistiche… architettano un rizomario di storie in Blu (disinvestite di ogni romanticismo letterario) e al fondo di questa scorribanda libertaria c’è la convinzione (peraltro giusta) che questo colore — come dice l’autore — è uguaglianza. L’influenza, credo, della Beat Generation ci sembra aleggiare nelle associazioni visive delle composizioni… c’è da dire anche che le chiuse di molte delle poesie di Nardovino rimandano a una lettura metonimica che sembra (ma non è vero) in dissonanza con il testo… lo straordinario di questo insieme di scritti è che tra la leggerezza del verso libero e il “romanzo” autobiografico che ne consegue, c’è sempre l’umanità che vive amorosamente negli avvenimenti che la negano! Il poeta non teme o forse gli sfuggono alcuni “luoghi comuni”, ma l’insieme affabulativo libera il percorso di tentazioni e di vertigini dell’imperfezione, riempie la malinconia di meraviglia blue e respinge dappertutto l’infelicità.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 12 luglio, 2017
Il Manifesto – Le Monde diplomatique di settembre 2017
Nota fuori margine
Le recensioni di libri sono riprese qui come sono apparse in Le Monde Diplomatique tra il 2004 e il 2015, e altre proposte nella versione originale. Un ringraziamento fraterno, amoroso, complice va a Geraldina Colotti, compagna di strada, che ha accolto i nostri scritti con amichevolezza e, sovente, li ha anche migliorati con i suoi interventi redazionali.