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Donne di Napoli

Inserito da serrilux

A quelle donne di Napoli che hanno fatto dell’amore e della libertà le più belle pagine della nostra vita …

RITRATTI DALLA VIOLAZIONE, CARCERAZIONE, VIOLENZA, SOLIDARIETA', ACCOGLIENZA, BELLEZZA IN UN TERRA AI CONFINI DEL MONDO (2008). DOCUMENTALISTA PAOLA GRILLO.

 

Lettera per Vanda Spoto | Una donna di Napoli

“Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri
allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere
il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro.
Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri…
A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca…”.
Don Lorenzo Milani, 1965

a Vanda Spoto
verrà l’amore e avrà i tuoi occhi…
questo libro è per te Vanda, e per le donne di Napoli
che mi hanno insegnato ad amare senza chiedere perché…
alla dignità mai persa di quelle donne dei Sud della terra,
che anche nelle difficoltà più estreme
hanno fatto dell’amore, della dignità e della libertà
le più belle pagine della nostra vita… (P.B.)
Mi ricordo sì, mi ricordo di Vanda Spoto… una donna di Napoli, città aperta, coraggiosa, resistente… non solo un angolo di mondo che oscure forze vorrebbero cacciare nella notte della cronaca sanguinaria o della politica sporca… ma anche e soprattutto fucina di storie millenarie e pagine di vita quotidiana di un popolo che ha mostrato la forza e la cultura della bellezza e della giustizia, che sono due diverse facce della stessa qualità: la virtù e l’eccellenza.
Il bisogno di bellezza e di giustizia abitano l’uomo nuovo, dicevi Vanda, e quando le genti comprenderanno la fame di bellezza e di verità che avanzano nelle strade della terra, la democrazia partecipata sarà l’unico valore a sostegno del bene comune e della società che viene.

Ti ricordi Vanda quando ci siamo conosciuti?… in Africa, nel deserto, là dove finisce la sabbia e comincia il cielo… ci siamo parlati pelle a pelle e abbiamo pianto insieme negli orfanotrofi gonfi di bambini che si aggrappavano alle nostre dita, negli ospedali dove le donne morivano di Aids e ci donavano comunque un sorriso, nei lebbrosari bui dove un frate napoletano abbracciava i propri fratelli e sorelle con la felicità negli occhi e la morte nel cuore… abbiamo trascorso notti stellate a guardare una luna vigliacca per chi ha fame, per chi ha sete, per chi è escluso da un’esistenza a misura di essere umano… sostenevi, a ragione, che la forza del diritto è la bontà, mentre nella società dello spettacolo impera il diritto della forza.

Ricordi Vanda quando lavorammo insieme al libro “Donne di Napoli”… ti commuovevi mentre sfogliavo le mie fotografie al tavolo di un bar di Piazza del Plebiscito e ti incuriosivi per le memorie che mia moglie Paola aveva raccolto nelle case, nelle galere, nelle strade vive di una Napoli in amore (eri dispiaciuta per non essere riusciti a pubblicarlo, ma ogni nostro incontro dispiegava l’universo di anime in fiore)… quel libro era nato in Africa, quando in viaggio cantavi per pochi amici Anema e core, Malafemmena o Tammurriata Nera e donavi la tua malinconia agli ultimi, agli esclusi, a chi non ha voce né volto… nel blu dei tuoi occhi leggevo la speranza di vedere cieli nuovi e terre nuove, la risorgenza di una comunità di liberi e uguali che è già ma non è ancora… ridestavi in me un antico stupore e la meraviglia per il sale, il chicco di grano, il lievito che aiuta il diverso da sé ad essere protagonista della propria storia.

Vanda dell’Africa nera… ti ricordo accogliere nugoli di bambini nudi, affamati, con gli occhi grandi in cerca di futuro… avevi per ciascuno un piccolo dono, poi sparivi in qualche casa di fango e paglia ad ascoltare le nenie dei vecchi in attesa di morire o di vivere ancora un giorno… quando siamo andati tra le “mangiatrici di anime” o nelle “miniere di pietra” non sei riuscita a trattenere le lacrime e mi sei caduta addosso, fino a svenire… ci sono canti e parole che sono magie, e amori in volo che sono incantesimi e festa di vita. Le ali degli angeli, ricorda Vanda, lasciano cadere la polvere d’oro dei sogni e le altalene delle stelle portano laggiù dove finisce il sogno e comincia il desiderio di amare e di essere amati. Per l’amore come per la libertà non ci sono catene.
La tua casa era la mia casa Vanda… ricordo quando dicevi che la casa della persona libera non ha porte né chiavi, quello che è tuo è anche mio… lì, le favole non hanno confini e i fiori di ciliegio sono le lingue degli angeli. Sapevi che il profumo del biancospino può mutare il ciclo delle costellazioni… i velieri di ogni amore sono ebbri di storie maledette o semplicemente pazze di uomini, donne, bambini… che hanno cominciato a piangere per gioco, e poi hanno creduto che fosse il loro destino. S’impara a vivere quando s’impara ad amare. Là sulla Via delle stelle, dove gli alberi crescono a rovescio, il mio amore è anche il tuo amore.

Ricordi Vanda… quel giorno arrossato dal vento del deserto che si portava via i tetti di lamiera e gli aquiloni dei bambini fatti con i sacchi neri della spazzatura, quando siamo andati a vedere nascere il giorno sulle piste dei Tuareg, coperti solo dell’incanto di una luce che sembrava figurare il primo mattino del mondo… mi stringevi le mani e alla ragazzina con gli occhi di cerbiatta impaurita dicevi che nella diversità, l’amore rivela ciascuno a se stesso e riscopre il respiro del giusto. I nostri volti, dolce amica, erano leggeri come fotografie che mettono a nudo l’innocenza di infanzie mai dimenticate e si vendicano sempre del divenire dei poeti inascoltati… è là dove avviene il passaggio senza alcuna dimora che nascono speranze inaudite… il dolore e la paura del dolore si trovano a volte fianco a fianco e al ritorno in quel villaggio sperduto nel nulla, tra persone impoverite fino all’inverosimile, ci coglieva lo spaesamento, il senso di sradicamento, l’abbandono vissuti all’incrocio della sopportazione… casa è tornare là dove la distanza non conta, il sorriso e il rispetto di chi ami e chi ti ama è il fuoco della collera che interroga la storia.

Vanda che vai a cavalluccio delle stelle… fai di ogni lacrima una stella e dell’amore un fiore di vetro colorato che accompagna i tuoi sorrisi nel tempo. Consegna il tuo sogno alla sensualità delle anime belle e i tuoi silenzi inzuppati d’amore profumeranno di dolcezza e di rosa. Amare significa cambiare per qualcuno e insieme a qualcuno. L’amore viola i limiti della sofferenza, per fiorire sui sorrisi della libertà. L’amore si mostra solo all’amore. La surrealtà dell’amore afferra ciò che ci sfugge e insegna a lottare nella trasparenza dei sogni. Il coraggio di amare, significa vivere anche la diversità, accettare la solitudine di noi e tra noi che si fa vita. L’amore divampa, rimane e cresce nel rispetto e nella stima che vince l’indifferenza. Chi tocca l’amore riconosce la felicità e le carezze del cuore. Nulla è stato scritto oltre le nuvole, tutto è invece nell’amore che riusciamo a darci. Ciao a te, Vanda.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 13 volte dicembre 2011, ore 23,44.

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