Etienne De La Boétie. A cura di Luigi Geninazzi. Titolo originale: “Discours sur la servitude volontaire“. Traduzione di Luigi Geninazzi.
INTRODUZIONE.
1. L’opera nella storia delle sue interpretazioni: pamphlet politico o esercitazione retorica?
Il “Discorso sulla servitù volontaria” è una di quelle opere dallo strano destino: ignorata per lunghi periodi improvvisamente riesce ad accendere non solo dispute fra storici ma anche passioni politiche, per poi ricadere nell’ombra della dimenticanza. Ogni epoca se n’è così appropriata l’interpretazione autentica o la lettura più acuta portandola all’interno delle misure usate per giudicare le lotte del momento. Non si tratta qui dell’ovvia constatazione che ogni rilettura o riscoperta è legata all’interesse fondamentale di colui che muove alla ricerca del significato di una determinata scrittura: ogni testo in una certa misura acquista rilievo all’interno di una precomprensione, di un pre-testo che ne costituisce l’orizzonte. Il fatto è che molte volte laddove il problema posto non si chiude in una soluzione ma viene lasciato come interrogativo, come questione fondamentale aperta (ed è appunto il caso del “Discorso”), il lettore non riesce a sopportare questo stato di sospensione e riduce il testo ad un pretesto, senza alcun rispetto per l’origine e la struttura interna che dà coerenza allo scritto. Nel caso del “Discorso sulla servitù volontaria” inoltre questo gioco di reinterpretazioni si complica per il fatto che vi è incertezza già sull’origine e sulla struttura dell’opera: essa ci appare trasversalmente, emergente in testi di altra natura, quasi fosse stata trafugata di nascosto oppurei nventata per l’occasione ma in modo da rimandare ad un’aura di mistero.
Jaca Book, Milano, prima edizione italiana ottobre 1979