Intervista di Myriam Aarab e Pino Bertelli per la rivista di critica radicale Tracce Piombino (Italy) 15 luglio 2012
Quando hai iniziato a suonare?
Quando e come hai deciso di fare della musica e dell’arte la tua vita?
Nel 1955 il Rock’n’Roll ci ha colpiti come una bomba. Vivevo in una piccola città nel Texas, che si chiamava Lubbock, e nelle piccole città il Rock aveva aperto le porte alla gente, perché avevano realizzato che potevano essere e fare qualcos’altro. Avevo 15 anni, e volevo veramente suonare uno strumento. Mia mamma era una pianista, e quindi avevamo questo pianoforte nella nostra casa, così le ho chiesto di insegnarmi una canzone, una qualunque canzone, solo per imparare. Lei mi ha insegnato il St Louis Blues, e poi mi ha detto “ora sei per conto tuo”. Quindi, questa è stata la mia lezione di piano, ho imparato una canzone, e poi ho iniziato a suonare ad orecchio. E non so quando, esattamente, ma comunque ero al liceo, e c’era questo Talent Show… Io avevo scritto una canzone, ma facevo le prove con una canzone di Bo Diddly. Una volta sul palco, non ho cantato la sua, ma la mia, che si chiamava “The Roman Orgy” (L’Orgia Romana) e mi hanno espulso per tre giorni. Dopo che ho preso il diploma, mi sono trasferito a Los Angeles, ed eravamo nei primi anni ’60, un periodo eccitantissimo per l’arte, per la musica, per tutto… Io andavo ad una scuola d’arte, e suonavo in una band, e in quel periodo, ho realizzato che avrei potuto fare qualcosa nella mia vita con la musica. Non per un lavoro, non per una carriera, semplicemente una scelta di vita.
Quali sono gli artisti che hanno ispirato la tua musica?
Molte persone. Mia mamma quando aveva 19 anni è stata espulsa da questa scuola religiosa, la SMU (Southern Methodist University) in Dallas, perché suonava in questo quartiere chiamato Deep Ellum con dei musicisti neri. Così se n’è andata e si è messa a studiare in una scuola di estetiste, in modo da avere un lavoro di giorno, e poter suonare la notte. Questo negli anni ’20. Era una cosa parecchio coraggiosa da fare a quei tempi. E quando è riuscita a mettere insieme la band, è partita per la California, suonando in giro per tutto lo stato, all’inizio degli anni ’30. Quindi sono cresciuto in questo genere di ambiente. Mia mamma che faceva parte di quel mondo, e mio padre, che era un giocatore di Baseball. Aveva 60 anni quando sono nato, era nato nel 1886. Tutti e due erano molto più vecchi degli altri genitori. E spesso i loro amici venivano a casa, musicisti e giocatori di Baseball. Loro mi hanno molto ispirato. E poi anche altri musicisti, come Hank Williams, un musicista country. Poi c’erano T. Bone Walker, musicista nero di Houston, e Jimmy Reed. Quando poi ero più grande, Elvis Presley, Carl Perkins e Ray Charles, tra la fine degli anni ’50, e l’inizio degli anni ’60. Poi, inquanto a poeti, Bob Dylan, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso. Quindi non potrei dirti solo una persona, era più un periodo, un clima in cui le cose succedevano, soprattutto nelle città, come Los Angeles o New York.
Ho letto che il tuo tipo di musica è chiamato Outlaw Country e ho pensato che la sua definizione è veramente interessante. Che ne dici? Te ne senti veramente una parte?
Sai, quando le persone dicono “Country” io di solito dico “Quale Country?”. Credo semplicemente che le canzoni si scrivano. Le scrivi cercando di non dire bugie, di dire solo la verità. In qualunque modo tu le voglia chiamare: Country, Pop, Rock… Non importa, l’importante è dire la verità. Quindi, tutte queste etichette per me non hanno senso, non hanno importanza. Le etichette piacciono solo alle persone che non vogliono pensare.
Che cosa vorresti comunicare con la tua musica alle nuove generazioni?
Forse la stessa cosa. La verità. Qualunque essa sia. E sarebbe veramente bello poter dire verità con speranza, ma la verità di sicuro! Poi non lo so se la speranza si può dare, le persone se la devono trovare.
Mi puoi dire un verso di una delle tue canzoni che pensi che ti possa rappresentare?
No… E’ un po’ come se mi chiedessi qual è l’album che ho fatto che preferisco… Non lo puoi dire, perché ogni album, ogni canzone, sono tutti scritti in un momento particolare della tua vita, con delle cose che stanno succedendo, e poi è finito, non puoi farlo risuccedere, no? Voglio dire, alcune canzoni che scrivi possono essere ironiche, divertenti, altre serie, altre sulla guerra, altre sull’amore… Come puoi prenderne una e farle rappresentare tutto il resto?
Questa intervista apparirà in Tracce, una rivista online che va in tutto il mondo. In rete abbiamo capito che sei un anarchico della musica e dell’arte. E così?
Faccio sculture, faccio teatro, scrivo, faccio musica… E tutte queste cose sono come una cosa sola per me. Imparo cose sulle immagini, quando faccio canzoni, imparo cose sulla musica, quando faccio sculture, ma sono tutte la stessa cosa, per me.
Via, in Texas
Ehi, non ho bisogno di un insignificante uomo d’affari
Che mi dica cosa fare
E anche se la cosa non ti riguarda,
È la stessa cosa anche per te
E non ho bisogno di una donna con il viso dolce
Che mi parli in maniera acida
Se lavoro come un cane giorno e notte
Per darle cento volte di più di ciò che ha bisogno
Sono via, in Texas, tesoro
Sono via, in Texas, stanotte
Sono via, in Texas, tesoro
Tutto ciò di cui ho bisogno è questa corsa
Tu dici che non c’è
Un altro posto tanto diverso dove andare
Beh, non sei stato con me
Sennò sapresti già
Che è semplicemente la sensazione della complicità
Da dietro la ruota
Che mi farà sentire il bisogno di andare
Beh, non ho bisogno di nessuno stronzetto
Che mi canti la storia dell’uomo comune
Qualche cowboy finto che pensa che tutto ciò che ci vuole
Sia un cappello in testa e un Grammy in mano
E non ho bisogno di nessun guerriero del fine settimana
Che sia là fuori a proteggermi
Se è scemo con la sua pistola quanto è scemo con la sua lingua
Quando spara cazzate in tv
Sono via, in Texas, tesoro
Sono via, in Texas, stanotte
Sono via, in Texas, tesoro
Tutto ciò di cui ho bisogno è questa corsa
Tu dici che non c’è
Un altro posto tanto diverso dove andare
Beh, devi essere uno yankee
Oppure sei soltanto un po’ lento
Perché è semplicemente la sensazione della complicità
Da dietro le ruote
Che ti fa sentire il bisogno di queste strade del Texas
Beh non ho bisogno di uno scontatissimo
Nuovo modo di vivere alla New Age
E non ho bisogno di un insignificante predicatore
Che mi condanni, solo perché non gli do i miei
Soldi, soldi, soldi, soldi, soldi, soldi, soldi
E non ho bisogno di un Giovane Soldato
Che combatte una guerra che non è per me
Puoi bruciarti la tua bandiera, e fonderti la tua statua Io mi vivrò la mia libertà, perché
Sono via, in Texas, tesoro
Potrei anche andare dritto, fino alla luna
Sono via, in Texas, tesoro
Non ne avrò abbastanza molto presto
E prova a dirmi che andare in Texas non è molto di diverso
Da quanto potrebbe esserlo andare all’inferno
Beh, devi essere un critico
Oppure sei troppo cieco per vedere
E’ semplicemente la sensazione della complicità
Da dietro le ruote
Che mi farà correre via
Sono via, in Texas, tesoro
Sono via, in Texas, stanotte
Sono via, in Texas, tesoro
Tutto ciò di cui ho bisogno è questa corsa.