di Xu Lizhi, 2016, traduzione dall’inglese e nota di Annamaria Lavecchia, introduzione di Renato Marvaso, Edizioni Istituto Onorato Damen, pp. 47, Euro 5
« Appello alla comunità internazionale per condannare i Laogai, il sistema di campi di prigionia di lavoro forzato nella Repubblica Popolare cinese, quale strumento di repressione del Governo cinese».
Risoluzione 294 del Congresso degli Stati Uniti.
In margine ai “grandi nomi” della letteratura italiana che escono a frotte per santificare le feste, non solo dell’editoria ma anche e soprattutto a sostegno della civiltà dello spettacolo… emerge un piccolo libro di poesie che dovrebbe far molto riflettere sulla Cina, il paese che più di ogni altro viola i più elementari diritti dell’uomo. Un solo esempio. Il Premio Nobel per la pace 2010, Liu Xiaobo, è stato buttato in galera nel 2008 colpevole di essere un attivista dei diritti umani (ed è ancora lì e poco si sa del suo destino). Va detto. Il “comunismo” al potere in Cina si è macchiato di sangue innocente e continua a distruggere quanti si oppongono al regime… nei campi di concentramento cinesi (i Laogai), dove si stimano 20 mi-lioni di persone, viene applicata la tortura e i forzati a vita sono fatti oggetto del lavaggio del cervello per la rieducazione politica. I prodotti acquistati a poco prezzo in Occidente sono fatti (col fucile in bocca) da questi disperati dimenticati dai governi che si dicono “democratici” e dagli uomini di ogni parte del mondo.
Le poesie di Xu Lizhi denunciano le condizioni di schiavismo negli stabilimenti della Foxconn, di proprietà di Terry Gou, un magnate che fa affari (sporchi) con Microsoft, Apple, Canon, Dell, Hewlett-Packard, Motorola, Panasonic, Nokia, Ibm, Samsung… la giornata lavorativa è di 12 ore e agli operai vengono affittate piccole casette della Foxconn dove sopravvivono in molti… gli scioperi sono vietati, i salari da fame, i suicidi frequenti, le fabbriche-caserme hanno sbarre di ferro alle finestre e la polizia aziendale è detentrice dell’esercizio della violenza. L’assassinio sociale resta impunito e la disumanità del potere è padrona anche delle lacrime dei lavoratori.
Xu Lizhi era un poeta-operaio della Foxconn e si è ucciso a soli 24 anni lasciando in sorte all’umanità civile le sue poesie… “mi hanno addestrato ad essere docile / Non so come gridare o ribellarmi / Come lamentarmi o denunciare / So solo sfinirmi in silenzio”. E ancora: “Ho ingoiato la luna fatta d’acciaio”… e poi: “Uno spazio di dieci metri quadri / ristretto e umido, mai luce del sole tutto l’anno / Qui mangio, dormo, caco e penso / mi ammalo ma ancora non riesco a morire”. L’ultima poesia è del 2014: “In questa oscurità, inviando / un silenzioso segnale di pericolo, ancora e ancora / solo per sentire, ancora e ancora / l’eco della disperazione”… poi si uccide. Un collega di lavoro alla Foxconn, Zhou Qizao scrive il suo epitaffio: “Tu, ventiquattrenne, / stai in una grigia cornice sempre sorridente / Venti d’autunno e pioggia d’autunno / Un padre incanutito, incespicando, ritorna a casa / con in mano la nera urna delle tue ceneri”.
Soltanto in un paese davvero libero l’impostura non gode privilegi e non può schivare il dissidio che l’insegue… la libertà non può essere preda né di una corte, né dalla prepotenza di un apparato politico, né dall’iniquità di qualsiasi dottrina… la libertà (come la dignità) non si concede, ci si prende! La poesia, quando è autentica, esprime il terrore, la disperazione o l’amore di un’epoca! Sia lode ora a uomini di fama.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 14 volte novembre 2016
Nota fuori margine
Le recensioni di libri sono riprese qui come sono apparse in Le Monde Diplomatique tra il 2004 e il 2015, e altre proposte nella versione originale. Un ringraziamento fraterno, amoroso, complice va a Geraldina Colotti, compagna di strada, che ha accolto i nostri scritti con amichevolezza e, sovente, li ha anche migliorati con i suoi interventi redazionali.