di Pino Bertelli, 2007 (illustrazioni di Massimo Panicucci)
Questa storia in forma di favola è il racconto della mia esistenza al limitare del bosco, semplicemente. E’ nata là dove finisce il mare e cominica il cielo
Un fine settembre del 1996, dopo l’ennesima lettura di “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino“, di Carlo Collodi, illustrata da E. Mazzanti, Felice Paggi Libraio – Editore, Firenze, 1883. Il cuore mi scoppiava di dolore e volevo tccare il cielo con la punta delle dita. Ci sono poeti della strada che si sono affogati nel mare per cercare di baciare la luna, diceva.
Come quando ero piccolo andai sul tetto di casa mia e incontrai lì l’Angelo del non-dove che faceva l’altalena attaccato adu enuovel d’argento. C’era mia madre, c’era mio padre su quel tetto dei gatti in amore e mi regalarono una zattera di lapis, penne, coperte con la stella americana strappata e una gabbieta con dentro un canarino o un pappagallino stonato. C’era anche un bambino su quel tetto. Se ci penso c’era un sacco di gente a passeggiare sopra il tetto di quella casetta vicino al porto. Quel bambino lo conoscevo bene. Lo abbracciai e lo chiamai amore. In quel preciso momento, l’angelo del non-dove lo prese per una mano e lo portoò a cavalluccio sulla Via Lattea … a mezzo volo l’angleo si girò verso di me e disee: “I bambini sono magici ed estremi, perché come i pazzi o i poeti, hanno la capacità di vedere gli angeli.
Ciascuno è l’angelo del proprio destino. E l’angelo lo incontri ad ogni età. Perché significa farsi grandi e lasciare nel cuore lo stupore e la meraviglia dei bambini. E dove ha volato un angelo, lì regna l’amore”. ora conosco i figli suoi, che sono già nel mio cuore, e ancora lo chiamo amore, quando vado a passeggiare sul tetto di casa mia.