Per gli oltre 20.000 bambini ammazzati dall’esercito israeliano che non sono mai morti ma volano come angeli con le ali sgualcite sul cielo libero di Gaza.
Contro il genocidio del governo sionista di Israele, contro la politica criminale del governo italiano, contro le buffonate dei cani da riporto della stampa e la servitù volontaria della sinistra italiana al caviale.
“Come piedistallo avrete un letamaio e come tribuna un armamentario di tortura.
Non sarete degni che di una gloria lebbrosa e di una corona di sputi”.
E. M. Cioran
I. Il genocidio del governo sionista israeliano nella Striscia di Gaza
II. Il cinema che strappa le bende sugli occhi del paradiso in fiamme
III. Restiamo umani: una deriva cinematografica/clandestina in Palestina e Israele
IV. La voce di Hind Rajab (2025) di Kawthar ibn Haniyya
I. Ouverture sul genocidio del governo sionista d’Israele nella Striscia di Gaza
Io credo che una qualsiasi forma d’arte debba aprire una ferita sulla compiacenza e cambiare in qualche modo la vita dell’autore e del lettore. L’intenzionalità di ogni artista di vaglio è di svegliare qualcuno, fustigarlo o renderlo partecipe all’insubordinazione di fronte alla barbarie montante di questa inciviltà dello spettacolo, dove “lo spettatore più contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la propria esistenza e il proprio desiderio” (Guy Debord)[1]… poiché ogni forma di comunicazione autentica non prevede né celebrazioni mercatali né inginocchiatoi politici… là dove la protervia dell’autoritarismo rappresenta uno scannatoio dei valori e della identità di un popolo, è bene che il ferro dei partigiani passi alla spalla destra e metta fine a delitti di Stato che violano la dignità dell’uomo.
No, non mi piacciono le “opere d’ingegno” che si ingoiano come si legge un giornale, una fotografia, un film, un’ostia o un discorso elettorale… seguono la demiurgia visiva che riduce ogni cosa alle griffe delle mutande Armani, le pantofole Gucci o agli stracci di Dolce & Gabbana… sempre presenti nelle comparsate dei politici (giornalisti, sociologi, psicologi, sindacalisti, preti, artisti…) che si esibiscono (nei limiti stabiliti) nei salotti televisivi… tutto si pu dire ovunque, basta che non si faccia sul serio. « Divino o umano che sia », diceva, « “IO” è il teatro di ogni sovversione ». « Un’arte di vivere », diceva anche: « arte mossa dalla sovversione! Questo forse è il principio della sapienza » (Edmond Jabès)[2]. Un’opera d’arte deve sconvolgere tutto, rimettere tutto in discussione, levarsi contro il dispotismo d’ogni vessillo e proclamarne il fallimento. I confessionali sono già stati installati nei social-network e tranne qualche dissennato con l’inclinazione al rovesciamento di prospettiva di un mondo rovesciato, tutti si riconoscono in un’anima pubblica che spaventa e lusinga fino alla cancellazione dei nostri rimpianti. Ecco perché di fronte alle proclamazioni di promesse mai adempiute, anzi tradite, della politica (specie di sinistra), ho intravisto l’urgenza di una notte di San Bartolomeo di tutti i partiti e dei padroni dell’immaginario.
Il cavaliere nobile dell’anarchia, Pietro Gori (nostro padre putativo), ci ricorda che “i governanti fanno credere, e il pregiudizio è antico, che il governo sia strumento di civiltà e di progresso per un popolo. Ma, per chi bene osservi, la verità invece è che tutto il movimento in avanti dell’umanità è dovuto allo sforzo dei singoli individui, della iniziativa anonima delle folle, dell’azione diretta del popolo (1896)”[3]. Perfino Santa Teresa d’Avila (che era mezza ebrea) aveva le idee chiare sull’aridità intellettuale che condanna gli uomini alla banalità e alla mancanza di coraggio che impedisce loro di lottare per la libertà e il bene comune: “La cosa più importante è non pensare troppo e amare molto; per questo motivo fate ci che più vi spinge ad amare”[4].. Nel Deuteronomio (il testamento di Mosè) c’è già tutta la violenza consacrata del “Popolo eletto scelto da Dio”: “O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi? Tu sei diventato spettatore di queste cose, perché tu sappia che il Signore è Dio e che non ve n’è altri fuori di lui” (Deut 4:3435)[5].. Che bello!… una patologia della violenza elevata a mito… il cattivo gusto delle convenzioni consacrate al monumentale… e proprio nelle maniere e nelle mostruosità delle pratiche naziste, staliniste e israeliane che hanno fatto delle ideologie, delle fedi, delle pianificazioni economiche, una farsa dello spirito.
Lo Stato sionista di Israele ha preso alla lettera le ricette di Yahweh (Dio degli ebrei), “il creatore unico e indivisibile dell’universo”… e la loro introduzione alla vita devota passa attraverso nuovi colonialismi, nuovi razzismi, nuovi etnocidi con le stragi prolungate sui palestinesi… e quindi è diritto e dovere di un popolo occupato ribellarsi agli occupanti e agli assassini con ogni mezzo possibile e ogni azione che combatte il sopruso è pianamente legittima: “Israele non ha diritto all’impunità… la vessazione efferata dei sionisti sul popolo palestinese ha violato tutte le risoluzioni internazionali e va disvelata, boicottata e contrastata… lo Stato di Israele è fascista, razzista, suprematista e colonialista… prima o poi i Paesi dovranno riconoscere lo Stato di Palestina… e gli israeliani e i loro sostenitori più vigliacchi, gli Usa e molti Paesi occidentali, saranno giudicati per crimini contro l’umanità” (Pino Bertelli)[6]. Vogliamo ricordare che il governo sionista israeliano ha strumentalizzato la sofferenza della Shoah a fini politici che nulla hanno a che fare con la memoria e il rispetto delle vittime… lo storico Norman G. Finkelstein – ebreo americano e figlio di sopravvissuti ai lager — lo dice chiaro… l’industria dell’Olocausto si fonda su una fraudolenta mistificazione della storia, sullo sciacallaggio delle tombe ed è diventata “il più grande ladrocinio della storia dell’umanità”[7]. Infatti… le banche americane, francesi, austriache, italiane e svizzere hanno riconosciuto un risarcimento pari a un miliardo e duecentocinquanta milioni di dollari per le vittime della Shoah (e/o i loro eredi)… anarchici, comunisti, zingari, omosessuali, disagiati mentali, oppositori del nazismo… non furono considerati vittime della stessa mattanza. Motto di spirito: il solo ebreo-sionista buono è quello morto!
Va detto. In risposta agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, l’esercito israeliano ha messo in campo sistemi di intelligenza artificiale (già usati nel 2021) per colpire i palestinesi nelle loro case con programmi di sterminio come Levender, The Gospel e Where is daddy?… solo nel primo mese hanno ucciso 6.120 civili e sono morte 1.340 famiglie intere[8]… l’inchiesta di Yuval Abraham per +972 Magazine e Local Call [9] ha rivelato che i servizi segreti israeliani hanno impiegato i primi sciami di droni (modello Thor prodotto da Elbit Systems) ed effettuato tutte le fasi della missione, dal riconoscimento alla tipizzazione vera e propria e attuato l’eccidio dei palestinesi. Il software Lavender analizza le informazioni raccolte sulla maggior parte dei 2,3 milioni di residenti della Striscia di Gaza… contatti telefonici, connessioni ai social media, informazioni sul campo di battaglia, fotografie, filmati… sono raccolti e forniti dalle multinazionali Google e Amazon… i coglioni entusiasti di Facebook, Tik Tok, You Tube, WhatsApp, Instagram… dovrebbero riflettere a fondo su quanto scrivono, su quanto leggono, su quanto sono complici di una filosofia dell’assassino di massa che sta distruggendo un intero popolo… senza mai dimenticare che la maggior parte delle vittime sono donne e bambini. I “bersagli spazzatura” sono trucidati dagli attacchi aerei israeliani e l’etnocidio è perpetuato con il mutismo (quasi totale) delle democrazie occidentali che vendono armi allo Stato di Israele… la partitocrazia italiana, cameriera della politica di annientamento americana, cerca di allevare i fasti del fascismo (invero poveri) nelle corride televisive e mirano alla posterità degli imbecilli. Il parlamento è diventato un “bivacco” di isterie senza ritegno né scrupolo dove i privilegi personali e gli affari di Stato anticipano l’orrore della gloria che precede il terrore degli uomini… chi non fa nulla per impedire l’ingiustizia è responsabile quanto chi la commette.
Sull’economia del genocidio palestinese si arricchiscono banche internazionali, aziende tecnologiche, assicurazioni, imprese estrattive, università, catene alimentari… Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi, elenca le “grandi imprese internazionali” che sostengono l’intenzionalità genocida del governo sionista di Israele… le forniture di jet da combattimento F-35 della Lockheed Martin (Stati Uniti) e almeno 1.650 altre aziende, incluso il produttore di armi italiano Leonardo S.p.a., e otto Stati sono corresponsabili delle stragi dei civili palestinesi… tra i “marchi” che sostengono il governo sionista di Israele, si distinguono la danese A.P. Moller – Maersk A/S., NSO Group, IBM, Microsoft, Alphabet Inc di Google, Amazon, HD Hyundai, Volvo, la tedesca Heidelberg Materials Ag… i grandi istituti finanziari Bnp Paribas, Barclays, Blackrock, Vanguard, Allianz Pimco, Axa, la cinese Bright Dairy & Food Co. Ltd, Booking, AirBnb[10]… tutto il meglio della brutalità, dell’intolleranza, del colonialismo moderno… dall’ottobre 2023 lo Stato di Israele ha ricevuto un potere aereo senza precedenti, permettendo di sganciare una stima di 85mila tonnellate di bombe che hanno causato la morte e il ferimento di oltre 179.411 palestinesi… i governanti italiani, presi nel mazzo, sono di una nequizia funebre che andrebbero fucilati all’istante per complicità con le carneficine del popolo palestinese.
Le candide colombe del PD — capitanate da una ragazza che sorride su tutto, anche sulla propria vergogna di aver smarrito l’attestazione storica della sinistra che si è fatta complice di tutti i malaffari del parlamento —… hanno infilato l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, alla presidenza della Fondazione Med-Or, creata da Leonardo S.p.a. per rafforzare i legami con il Mediterraneo e le aree circostanti… promuovere relazioni strategiche in settori come l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (inclusa la cyber security), soprattutto nelle regioni del Mediterraneo, dell’Africa subsahariana, del Medio e Estremo Oriente… si tratta soprattutto di rifornimenti militari… Minniti è in perfetta coordinazione con il ministro della Difesa del governo Meloni, Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia (con Giorgia Meloni e l’ex picchiatore fascista Ignazio La Russa) e abile burattinaio che passa dall’esaltazione delle armi tecnologicamente avanzate al loro “oscuramento” per lasciare spazio alla propaganda bellicista (naturalmente anche i sindacati CGIL, CISL e UIL fanno parte della partita e inneggiano ai profitti in Borsa delle lobby delle armi e a protezione dei posti di lavoro silenziano lo sterminio dei palestinesi con armamenti made in Italy). Germania e Italia sono i maggiori sostenitori di Israele in Europa non solo per la fornitura di armi, ma anche per la posizione politica secondo cui “Israele non va isolato”: « L’Italia del governo Meloni ha trovato in Netanyahu non solo un amico, ma un alleato che condivide valori comuni: identità etnica e culturale, tradizione religiosa e Stato forte e ben armato. Guido Crosetto, per ci che gli compete, sta affrettando la ricezione italiana del concetto di sicurezza nazionale israeliano »[11] Finiamola qui… quando i popoli s’accorgeranno della fame di libertà, di giustizia e di bellezza che c’è nei loro cuori e attaccheranno ai cancelli dei giardini pubblici i loro despoti… ci sarà la rivoluzione sociale nelle strade. Lo Stato sionista di Israele ha imboccato la via che lo condurrà davanti a tribunali internazionali e sarà condannato per crimini contro l’umanità. Sputeremo sulle vostre tombe fino alla fine dei secoli.

II. Il cinema che strappa le bende sugli occhi del paradiso in fiamme
Il cinema, nella sua approssimazione o prostituzione generalizzata al mercato hollywoodiano e all’intrattenimento televisivo di società “video on demand” (Netflix, Disney, Amazon, Timvision, Mediaset infinity, Raiplay…) è una baracconata senza grandi poeti… coltiva la spettacolarizzazione dell’ordine costituito e si contorna di una mediocrità senza rimedio… il cinema italiano, in particolare, è una pletora di ossessionati che fanno film per rimbambiti e adolescenti… l’idea che il cinema possa essere una forma d’accusa alla società del privilegio, del profitto o dell’oppressione, non li sfiora nemmeno… sono dei parvenu dell’approvazione e dell’apparenza… ben oliati da una critica servizievole che li sprona a trafiggere tutte le cause, specie quelle che attentano alla seduzione ordinaria dell’immaginario assoggettato della macchina/cinema[12]. “Tremare è facile; ma sapere dirigere il proprio tremito è un’arte. Da qui derivano tutte le ribellioni” (E.M. Cioran)[13], anche quelle sconfitte. Governi, banche, assicurazioni, partiti, chiese, polizie, imprenditori, trafficanti d’armi… si spartiscono i soldi europei destinati al cinema e attraverso la produzione seriale di film smerciati nelle piattaforme digitali forgiano una stupidità di massa mai vista prima.
Il cinema muore di cinema… non sono mai stati prodotti tanti film dalla nascita del Cinématographe quanti negli ultimi trent’anni… la prima proiezione pubblica a pagamento avvenne il 28 dicembre 1895, a Parigi, quando i fratelli Auguste e Louis Lumière — figli di un fotografo e di una lavandaia — inventarono il Cinématographe (non è vero, ma prendiamola per buona) e accesero lo stupore e la meraviglia degli spettatori nel Salon indien du Grand Café di Boulevard des Capucines a Parigi, con L’uscita dalle officine Lumière a Lione… dura poco meno di 1 minuto… operai e operaie escono dai cancelli della fabbrica Lumière vestiti con cura, sorridenti, pettinati, puliti, più finti dei santi dipinti, diceva la canzone… contenti del loro lavoro di sfruttati… si vedono bene i suggerimenti tecnici dei Lumière… la reverenza insomma degli operai ai padroni che fanno il cinema (infatti, le versioni del film sono diverse, tuttavia la copia proiettata al Salon indien du Grand Café appare la meglio organizzata). Per i Lumière il cinema non aveva futuro (forse era solo Louis che lo diceva), ma la merce che produceva di certo avrebbe costruito con perseveranza la disgregazione ontologica della felicità… mostrato che il cinema è sempre stato al servizio dei lustratori di scarpe ebrei di Hollywood che videro subito come arricchirsi sull’edificazione di cinema-chiese, prodotto film-tombe dove seppellire l’infelicità e codificare un linguaggio mercatale-crepuscolare che presuppone un’ammaestramento degli sguardi nel firmamento mitopoietico dello schermo.
I brevi filmati dei Lumière esprimono una pedagogia che crea più illusioni delle religioni o delle tribune politiche… tra i treni che arrivavano alle stazioni e suscitavano la paura d’essere investiti, pappe ai bambini ricchi in giardino, la pesca dei pesci rossi, passioni di Gesù Cristo e panorami turistici molto apprezzati dalle corti nobiliari dell’epoca… Louis firma la regia di Jérusalem, porte de Jaffa, côté Est (1897) e Auguste La Palestina en 1896 (1897)… in verità i Lumière avevano sguinzagliato i loro operatori per raccogliere le vestigia delle immagini in movimento e fare un cinema d’intrattenimento per nuove tipologie di pubblico… non credevano nell’arte del cinema ma nel suo utilizzo come merce o registrazione dei fatti di cronaca. Le scene di vita di strada in La Palestina en 1896 (al tempo era parte dell’Impero Ottomano), figurano la stazione di Gerusalemme, un ebreo che prega al muro del pianto, una processione e palestinesi, vecchi, donne, bambini ed ebrei che sembrano convivere in maniera pacifica… si percepisce un’atmosfera di armonia pratica che si riflette sui volti ripresi… quasi un libero accordo tra le genti e il frammento documentale che raccatta la realtà, afferrandola attraverso il cinema… nell’ingenuità delle riprese di La Palestina en 1896 non c’è velamento né immedesimazione del bello come segreto… c’è una trasparenza del semplice che si autoracconta e si contempla nella sua umanizzazione.
Nei medesimi anni William Kennedy Laurie Dickson, regista inglese alle dipendenze di Thomas Edison, altro pioniere della nascita del cinema… “inventa” l’estetica dell’evento… si prodiga a costruire come finalità superiore sia del cinema sia del significato di ci che narra… filma la prima benedizione mediatica nella storia della Santa Sede (1898), quella di Papa Leone XIII (Gioacchino Pecci)[14] che lo proietta nel falansterio della religione conquistatrice del divenire… davanti a tanta venerabilità che il cinema rende ancora più sacra… preti, suore, perfino gli angeli, e anche i cani con lo sguardo umido si commuovono… e ancora oggi la banca del Vaticano sembra che almeno una volta all’anno proietti il filmato di Dickson ai nuovi impiegati… per far sì che quella benedizione immortale faccia scolorire il sangue dai soldi dei trafficanti d’armi che passano dalle loro casse… è davvero commovente… esaltare il “Papa dei lavoratori” al quale si deve la promulgazione di ulteriori dogmi, tra i quali l’infallibilità papale… ci fa un po’ sorridere… se poi riflettiamo sulle sue visioni di — “demoni e di aver sentito i loro bisbigli, le loro blasfemie, le loro denigrazioni… udito la voce di Satana sfidare Dio e dire che poteva distruggere la Chiesa e portare tutto il mondo all’inferno” —…. ci assale lo sconforto e siamo portati a pensare che nemmeno nella scelta di un’anacoresi sprofondata in un sarcofago di gigli di campo, riuscirei mai a credere a qualsiasi teologia della punizione e dell’assoluzione… decisa da un numero ristretto di eletti da Dio? I parassiti del paradosso lo sanno… tra le gerarchie ecclesiastiche e Dio c’è sempre di mezzo la Santa Inquisizione, la corruttela dei vescovi, il finanziamento di gruppi armati e sindacati per attuare la destabilizzazione di un paese… ho conosciuto analfabeti geniali che mi hanno insegnato più cose sulla vita di tutti i libri e film che ho buttato giù come medicine… specie un mio giovane amico che aveva dato l’assalto al cielo della empietà politica e l’ammazzarono perché aveva osato sfidare i piombi della legalità… forse è per questo che la mia più grande ambizione è sempre stata quella di vincere alle bocce con le teste dei dignitari del palazzo.
Papa Leone XIII era avanti nei tempi… già a fine ‘800 aveva capito come funzionava la comunicazione visiva… il Papa era un grande estimatore del Vin Mariani, una bevanda energizzante e stimolante che conteneva cocaina, tanto da inviare al produttore Angelo Mariani, una medaglia d’oro in segno di riconoscenza e lo definì un benefattore dell’umanità. Il Pontefice comparve anche nei manifesti pubblicitari del Mariani Wine (affissi sui muri di mezzo mondo), circondato da slogan che lodavano il prodotto (prescritto come un medicinale che alleviava l’influenza, disturbi nervosi, l’anemia, l’impotenza). L’oggetto diventa specchio del soggetto che lo celebra e lo veicola in una iperrealtà della merce che è il primo grande medium del mondo moderno[15] . Il Papa è protagonista della seduzione ordinaria del prodotto e invita alla precipitazione del lettore in qualcosa di sacro… il Vin Mariani si pone così a metà strada fra la santità e la vita quotidiana.
Il Vin Mariani era stato inventato nel 1863 dal chimico e farmacista c rso Angelo Mariani… un tonico a base di vino di Bordeaux rosso infuso con foglie di cocaina del Perù o della Bolivia (tra i 6 e i 7 mg per oncia), macerate nel vino per 10 ore… il Vin Mariani era apprezzato ovunque sul pianeta e l’imprenditore apre uffici a New York, Londra, Montreal… non mancava sulle tavole di re, regine, diplomatici, zar di tutte le Russie (Nicola II, incappato malamente in una rivoluzione che gli ha strappato i baffi ancora sporchi di caviale mentre i suoi sudditi morivano di fame ne era un cultore d’alto lignaggio), Jules Verne, Thomas Edison, Emile Zola, Sarah Bernhardt, Colette, i fratelli Lumière, il presidente degli Stati Uniti William McKinley (ucciso a colpi di rivoltella da un anarchico di origine polacca, Leon Czolgosz, forse perché voleva assaggiare il Vin Mariani)[16] e di almeno altri due Papi che succedettero a Leone XIII, Benedetto XV e Pio X (infiocchettarono di altre medaglie d’oro il c rso)… ogni bottiglia di Vin Mariani conteneva il 10% di alcool, l’8% di cocaina e il 6% di zucchero[17]… ai tempi la cocaina non era considerata una sostanza pericolosa e i suoi effetti venivano descritti come rinforzanti e curativi. Il successo planetario del Vin Mariani spinse il militare e farmacista di Atlanta, John Pemberton, a creare la sua versione, il Pemberton’s French Wine Coca, che, a seguito delle ordinanze sul proibizionismo, divenne la Coca-Cola.
Le immagini sono lo specchio sul quale l’umanità si riflette… l’antropologia visuale, la teoria dell’arte e le politiche dello sguardo intrecciano fotografia, cinema e le nuove tecnologie digitali… ma sovente sono dispositivi che discettano su codici, morali, valori, definizioni precostituiti che attengono alla mortificazione dell’anima… sotto ogni cielo dell’immagine, l’arte sarà scandalosa, eversiva, sovversiva o non sarà nulla. Non si tratta di mostrare la guerra di Tik Tok e similari (secondo certe curiose analisi giovanilistiche, come quella del teorico della post-fotografia alchemica e algoritmica, Joan Fontcuberta)[18], elevate a copertura mediatica dei conflitti mondiali né trattare le immagini di tragedie profonde come fossero videogiochi da combattimento… si tratta di passare dalla denuncia privata alla contestazione nelle piazze… con tutto ci che comporta, anche quello di rischiare la pelle sotto le cariche della polizia… sempre ben addestrata a manganellare chi manifesta per la conquista di una società meno feroce e più egualitaria.
La vita dell’uomo è stata ridotta a una sommatoria dolore per il maggior numero o di magnificenza per pochi designati, si tratta ora di lavorare a una rifondazione dello sguardo… decostruire ci che è stato costruito attraverso le immagini, le parole, i dogmi… disimparare la grammatica dei fini imposti… lo scopo di un artista è di inventare idee poetiche, condannare l’alienazione dominante che germoglia sulle rovine della verità… calpestare le leggi, le politiche, le culture e sostituirle con dei princìpi con i quali combattere la volgarità delle categorie… davanti a un tribunale della sovversione non sospetta, tutti i saprofiti saranno condannati alla vergogna, per l’ultima volta… ci che mette fine alla tribolazione degli ultimi, diviene irrimediabilmente storia dell’uomo che ha eliminato i prosseneti della crudeltà… la Rivolta sociale è il più antico e il solo sentimento che dà all’uomo il diritto di opporsi alla teocrazia delle certezze e di asciugare le lacrime di un bambino che muore per fame in un abbraccio.
La tempesta d’immagini che cascano addosso allo spettatore attraverso i social media come meteore dell’irrisorietà, sono disastrosamente spontanee e mostrano che i cattivi cineasti esprimono un sommario di decomposizione del cinema a venire dove il falso, l’arbitrato e il fatale trionfano e iniettano nei fruitori la più grande favola mai raccontata (dopo quella delle chiese monoteiste)… lavorano sull’adesione all’immaginario destituito che proiettano, ma in quella merce luccicante (gravida di effetti speciali) c’è anche il dirottamento degli sguardi che soggiaciono a tutto ci che viene loro propinato da uno schermo/video… nemmeno i buffoni di Shakespeare sono stati così stupidi e hanno fatto del disinganno e dell’ironia, utensili per detronizzare i re… il cinema-merce non contiene altro che una filosofia da bidè… ecco perché non ne vuole sapere dei demoni di Dostoevskij, degli angeli tremendi di Rilke o dell’età dell’oro di Buñuel… le sale cinematografiche chiudono per far posto a parcheggi e supermercati o condomini di lusso… si tira un film come si tira uno schiaffo a qualcuno che non ha la forza di difendersi… il cinema è l’empireo di carta velina, messo alla vulgata di un servo o di uno schiavo, qualche volta è importante sparare contro lo spettatore come in The Great Train Robbery (1903) di Edwin S. Potter o assaltare lo schermo alla maniera di Buster Keaton in Sherlock Jr. (1924) o distruggere il lenzuolo bianco come nel film incompiuto di Orson Welles, Don Chisciotte (1992)… insomma azzerare la magia del cinema per entrare nella realtà… l’utopia è un attentato contro ogni idea di sistema… forse non risolve niente, ma dà inizio a tutto… è il fremito delle passioni incontrollate dalle quali nascono tutte le contaminazioni sovversive della temporalità.
La fabbrica delle illusioni di Hollywood (per lo più in mano ad ebrei, contrabbandieri, venditori di guanti, cercatori d’oro, truffatori d’ogni sorta)[19] capisce subito la potenzialità economica della nuova scoperta e inizia ad approntare un apparato divistico[20] per addormentare la coscienza delle platee e fare dell’immaginario un linguaggio di domesticazione sociale[21]… una sorta di modello (proprio come i social network dei nostri giorni) che alleva i lettori-utenti in un’alfabetizzazione levigata che tende a impedire qualsiasi forma di dissidio… un’anestetizzazione della percezione[22] che comporta dipendenza e costrizione al medium delle affezioni che determina visioni, gusti e comportamenti. Naturalmente — come in ogni forma d’arte — ci sono sempre stati (e ci saranno sempre) dei magnifici randagi che non si lasciano imbrigliare da nessuna codificazione mercatale e le loro opere restano a futura memoria di quanti hanno visto e vedono nel cinema una volontà prometeica che divelte tutta la storia del male.
La panacea digitale del “cinema indicizzato” si adegua automaticamente alle sue variazioni mercantili e cataloga i processi di memorizzazione delle pagine web secondo le richieste degli utenti attraverso parole chiave, metadati, immagini, suoni… impone i film o serie-tv più imbecilli dei loro consumatori… e tutto rifluisce in atteggiamenti, subordinazioni, assuefazioni all’ordine del discorso[23] della società repressiva che intreccia verità e potere, e delinea il controllo e le punizioni sui pericoli eversivi che ne mettono in discussione o delegittimano la sua supposta modernità… fino a disprezzare, incrinare, inceppare le fonti dell’idiozia precostituita e sostituirla con il diritto di difesa, il rispetto dei diritti umani, il riscatto della rispettabilità come grimaldello di ogni richiesta di libertà… sapere che ci sono percorsi autodeterminazione che possono dare inizio allo smantellamento della paura come guinzaglio della passività e dell’indifferenza… le autocrazie dell’espiazione hanno ingabbiato il mondo, si tratta ora di rovesciarlo alle radici… farsi evasi, clandestini, dirottatori, ribelli a una supremazia finanziaria/politica perturbata che coltiva la violenza come gli innamorati le primule a maggio… e non va difesa ma aiutata a crollare.
I bagliori di probità delle caste al potere, tuttavia non riescono sempre macerare tutte le opposizioni e gli antagonismi sotto grappoli di bombe… dalle periferie della Terra fuoriescono sempre poeti, scrittori, cantastorie, cineasti, gente semplice ma ostica ad abbassare le armi di fronte all’iniquità dei governi genocidari… e nascono madrigali di rabbia e di pace e film capaci di amare senza la vergogna d’amare… dove lo stile è l’espressione diretta della vita offesa… e siccome lo stile è l’architettura dello spirito, diceva… s’accordano bene con il fiorire del bello, del giusto, del buono che gridano libertà e giustizia… e strappano le bende sugli occhi al Paradiso in fiamme, come La voce di Hind Rajab (2025) di Kawthar ibn Haniyya (del quale parleremo più avanti)… piccoli film indipendenti che si riallacciano ai Viaggi di Gulliver di Jonathan Swift (pastore anglicano irlandese, poeta e scrittore di pamphlet satirici sulla corruzione politica del suo tempo e di tutti i tempi)[24] e mostrano la controversia sul modo più corretto di come si rompono le uova, dalla parte grossa o da quella più piccola?… quando i lillipuziani uniscono le loro forze, i giganti cadono al suolo legati e impotenti… e fanno del gigante una frittata (questo i Viaggi di Gulliver non lo dice, ma ci suscita un sorriso malevolo pensare che possa andare così)… il capolavoro di Swift è un attacco libertario/allegorico contro l’albagia dei finanzieri, dei partiti, degli uomini politici e dei servi che appaiono brutali, sporchi, cattivi e sostenitori imperturbabili della tirannide.
III. Restiamo umani: una deriva cinematografica/clandestina in Palestina e Israele
Ci sono stato sì! Ci sono Stato in Israele e in Palestina… con la mia compagna di vita Paola, documentalista dei miei lavori fotografici, e i registi Fulvio Renzi e Luca Incorvaia… era il 2013… avevamo girato mezzo mondo per realizzare (con mezzi limitati) il film Restiamo umani – The Reading Movie, tratto dal libro di Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani[25]… un diario giornaliero dei 22 giorni di massacri commessi dall’esercito israeliano contro il popolo palestinese, nell’operazione militare denominata “Piombo fuso”… gli israeliani uccisero più di 1200 civili e oltre 400 bambini palestinesi, le vittime civili israeliane, furono 4. Arrigoni era un pacifista, reporter e scrittore un po’ esuberante… aveva lavorato con organizzazioni non governative in diverse parti della Terra e nel 2002 viene inviato dall’International Solidarity Movement nella striscia di Gaza… nelle sue corrispondenze (anche in internet) avanzava forti critiche allo Stato sionista di Israele, alle corruttele di Al-Fatah in Cisgiordania e alla politica autoritaria-teocratica di Hamas (oltre all’acquiescenza con Israele di noti giornalisti dello schermo televisivo e qualcuno disse: “La Palestina va rasa al suolo”… per i lettori più curiosi: andate a cercare in Rete, c’è da ridere o piangere di tanta leggerezza o disonestà intellettuale). Il 14 aprile 2011 Arrigoni fu rapito e ucciso da un gruppo terrorista dichiaratosi afferente all’area Jihādista salafita che lo accusavano di essere entrato a Gaza “per diffondere la corruzione”… in cambio della sua liberazione chiedevano la scarcerazione del loro capo, lo sceicco Abu al Walid al Maqdisi e di alcuni militanti Jihādisti detenuti nelle carceri palestinesi. Il cadavere di Arrigoni venne ritrovato il giorno successivo dalle milizie di Hamas nel corso di un blitz in un’abitazione di Gaza. Il silenzio cade sulla storia dei servizi segreti d’ogni nazione e la dimenticanza e la professione più praticata di politici e militari dove tutto è possibile e niente si concretizza per essere vero. Credere è un dono da tarati, cessare di credere che la civiltà si sia evoluta sulla lingua di una mitragliatrice è ci che mi ha impedito di non smettere di conferire a un’altra concezione del mondo: ho un debole per le rivoluzioni, anche di quelle votate all’insuccesso!… poiché è davanti al maglione arrossato di sangue di un amico ucciso, armi in pugno, contro il fascismo montante, si capisce la parte contro la quale stare.
Restiamo umani – The Reading Movie è la narrazione dei 19 capitoli del libro di Arrigoni letti da intellettuali, artisti, politologi, storici, avvocati, reporter, attori, musicisti, premi Nobel, preti, partigiani, rabbini, arcivescovi, firmatari della Dichiarazione Universale dei Diritti umani (tra i quali Stéphane Hessel, Noam Chomsky, Roger Waters, Mairead Corrigan, Don Andrea Gallo, Moni Ovadia, Ronnie Barkan, Norman Finkelstein, Ilan Pappé, Rabbi David Weiss)… nel saggio critico che accompagna il film abbiamo scritto: “Ai politici di Israele e ai governanti della civiltà dello spettacolo — sostenuti dai grandi imperi finanziari — vogliamo ricordare che i vertici inauditi raggiunti dalla violenza umana ad Auschwitz e Hiroshima hanno cambiato la storia dell’umanità… lo sterminio di massa nei campi nazisti, le bombe nucleari (dell’esercito americano in Giappone), il genocidio dello Stato sionista di Israele sul popolo palestinese, sono il cadavere che si portano nella stiva che non va dimenticato ma nemmeno riprodotto… sono esempi tragici, orrori, ingiustizie, etnocidi ripetuti a danno di grandi pezzi di umanità… opera di poteri decentrati in terrorismi sovranazionali, guerre globali, guerre locali, guerre tribali, conflitti religiosi, torture, rivolte destabilizzanti, ricatti per la conquista dell’acqua, del petrolio, dell’oro, dei diamanti… che continuano a riprodurre mostri (…).
La violenza al servizio di uno Stato, un tiranno o una potenza imperialista giustifica un sistema finanziario iniquo e rapace che (attraverso la dittatura dei media) fa spettacolo di sé. D’altro canto “la violenza è inerente alla cultura… la cultura viene canonizzata e conservata con la violenza e mette a disposizione degli uomini i mezzi della distruzione. Lungi dal trasformare il genere umano attraverso un progresso morale, la cultura moltiplica il potenziale della violenza, le fornisce opere e istituzioni, idee e giustificazioni” (Wolfgang Sofsky)[26]. Potere, potenza, autorità, forza, violenza… si fondono in leggi, educazioni, culture, religioni e regolano l’esistenza di tutti. Noam Chomsky sostiene che il 99% dell’umanità è preda dell’1% dei rapaci dell’economia/politica e gli uomini non possono raggiungere la propria liberazione se non con l’ammutinamento, lo sdegno, la sommossa sociale come mutamento efficace dell’esistente[27]. Tutto vero. Tolstoj, Gandhi o Simone Weil hanno affermato che con la pratica della non violenza possono crollare imperi e il raggiungimento della pace non pu essere ottenuto con i mezzi che la negano”[28]. Forse… andatelo a dire alle donne e ai bambini trucidati in tutte le guerre passate e attuali… sotto lo splendore delle oligarchie finanziare, guerrafondaie, complici con i governi dei Paesi forti si cela, nemmeno troppo bene, un mondo di desolazione del quale vi risparmierò i particolari, poiché la loro persistenza negli orrori della guerra è sotto gli occhi di chi vuol vedere chi sono le vittime e chi i carnefici.
I politici hanno interpretato il mondo a colpi di fucile e indici delle Borse, tocca agli uomini e alle donne che hanno preso nelle mani le loro teste, dirottarlo verso la ricerca della felicità comune… del resto, “l’infelicità della società è lo scopo dell’economia politica” (Karl Marx) e la massima aspirazione della ragione di Stato è quella di reprimere ogni insurrezione dell’uguaglianza… è difficile continuare a essere governati in questo modo e a questo prezzo, ma solo in virtù di una diffusa indignazione radicale si pu inceppare e infrangere un’economia/politica plasmata e organizzata da secoli a beneficio dei ricchi. Atti di disobbedienza civile, strappi della politica istituzionale (rigettare la partecipazione alla farsa elettorale disposta contro le prerogative di vivenza degli ultimi), ribaltamenti sociali o azioni dirette non violente o attive… la ricerca di un autogoverno non gerarchico ma partecipativo o, più ancora, la realizzazione di una democrazia diretta o di mutuo aiuto (che non temiamo di definire “anarchica”), sono al fondo di ogni progresso reale… la storia insegna che quando gli uomini e le donne si sono accorti della loro sete di bellezza e di giustizia, sono insorti e hanno abbattuto oppressioni, disuguaglianze e ingiustizie, e questo è stato possibile perché hanno agito come cittadini e non come sudditi. C’è un tempo per seminare e un tempo per falciare, un tempo per raccogliere e un tempo per vivere tra liberi e uguali tutto da conquistare… forse siamo dei sognatori? Sì siamo dei sognatori! Vogliamo tutto quello che appartiene alla capacità intellettiva dell’uomo… una terra dove tutti sono re perché nessuno è servo, dove la ricchezza è ridistribuita tra i popoli e ciascuno e tutti possano conoscere finalmente la libertà, la bellezza e la felicità: il nostro tempo”[29]. Restiamo umani. The Reading Movie è un documento storico del crimine perpetrato dal governo sionista di Israele contro il diritto alla vita di un popolo.
Mentre giravamo il film Restiamo umani. The Reading Movie in Palestina e Tel Aviv… abbiamo conosciuto palestinesi e israeliani che combattevano contro l’arroganza dell’esercito israeliano… uomini, donne, giovani che manifestavano apertamente il dissenso… contrastavano la scuola dei tiranni, si contrapponevano con ogni mezzo utile agli assassini in formato grande e cercavano di mettere fine alla colonizzazione dei sionisti… mostravano che il totalitarismo dello Stato di Israele sarà stato tutto, tranne che intelligente! Non ci siamo fatti mancare niente nella nostra deriva cinematografica/fotografica in Palestina e Tel Aviv… nemmeno di accogliere in macchine recuperate al momento, padre e figlio feriti e bruciati dai soldati israeliani e li abbiamo portati clandestinamente in un ospedale (dal quale non si sapeva se ne sarebbero usciti), e da lì presi in amorevole custodia da persone che li hanno riportati in Palestina… una piccola cosa, certo, tuttavia ricordo le loro facce e i loro abbracci fraterni che ci ringraziavano… chi ha provato l’umiliazione non la scorderà mai e in quegli incontri tremanti c’erano tutte le loro sofferenze e la fierezza di genti in lotta per la propria libertà.
Mi era già capitato di lavorare con i dannati in rivolta della Palestina… nel 1994… quando pubblicai nella nostra casa editrice (Traccedizioni) i fumetti di Handala nel volume No al silenziatore di Naji Al-Ali[30]… la prefazione era di Saad Kiran e l’introduzione di Vauro Senesi… l’intera edizione fu consegnata ai giovani palestinesi esuli in Italia e contribuì a raccogliere fondi per le spese legali dei detenuti politici, ostaggi delle prigioni israeliane. Era la prima edizione europea dei fumetti di Handala… un bambino a piedi nudi e toppe sui vestiti lacerati… si mostra sempre di spalle: “Volta le spalle a chi a chi ha voltato le spalle al dolore dei palestinesi e guarda, le vicissitudini della sua gente che Naji disegna con amore” (Vauro). Handala guarda un nimbo di annientamenti e si volgerà verso i lettori soltanto quando la cosmogonia della sofferenza non sarà finita.
Le vignette-commento o le vignette-messaggio di Naji Al-Ali incontrano uno straordinario consenso tra gli arabi ma il disegnatore viene sovente allontanato dai giornali e costretto a pubblicare dove poteva e diceva: “Quando non trovo più un giornale che mi ospita, posso continuare a disegnare sulla spiaggia, sugli alberi o sul vento”… il grande poeta palestinese Mahmud Darwish ha scritto di Naji Al-Ali: “Solo lui riesce a scegliere per poi distruggere e far esplodere.
Nessuno assomiglia a lui… per lui assomiglia a milioni di cuori perché è semplice: è un evento straordinario… di eccessiva umanità”. Handala è un bambino palestinese di circa 10 anni che non vuole crescere sotto la spietatezza degli invasori… ha capelli irsuti, piedi nudi, mostra sempre le spalle e tiene le mani intrecciate dietro la schiena… la testa di Handala sembra un sol dell’avvenire, i capelli sono radi e acuminati come quelli di un riccio in posizione di difesa… ha i piedi nudi come i bambini poveri dei campi profughi di ogni dove… disapprova ci che accade in Palestina e ogni guerra nel mondo contemporaneo… Handala non è solo il bambino-simbolo della lotta di liberazione della Palestina, testimone sdegnato dell’occupazione dell’esercito sionista, è anche un testimone irriverente degli orrori di tutte le guerre dove le vittime designate sono bambini, donne e civili… chi tortura, imprigiona, stermina il passato di un popolo è il possessore della reminiscenza non solo di quel popolo ma dell’intera società a venire.
Naji Al-Ali descrive Handala così: “Inizialmente era un bambino palestinese, ma il suo significato si è sviluppato con un orizzonte prima nazionale, poi globale e umano. È un semplice bambino povero, e questa è la ragione per la quale le persone lo hanno adottato e lo sentono come simbolo della loro coscienza”[31]. L’utopia libertaria di Handala esige un’epoca dell’uguaglianza che infranga l’epoca del terrore… in fondo “l’idea degli anarchici di annientare qualsiasi autorità resta tra le più belle che mai siano state concepite (…) Tutto si sta degradando. Perfino i nostri attentati, in confronto ai loro, hanno perduto in qualità: quelli che di quando in quando ci si degna ancora di commettere mancano di quello fondo di assoluto che riscattava i loro, eseguiti sempre con tanta cura e con tanto brio! Non c’è più nessuno oggi che lavori, con l’aiuto delle bombe, all’instaurazione dell’armonia universale” (E.M. Cioran)[32]. Le parate dei capi di Stato sui falsi tavoli della pace sono orchestrate per far sentire i popoli consustanziali ad esse… intanto i trionfi delle guerre riducono gli impulsi spontanei alla giustizia sociale a penitenze… avviano l’apprendistato della macellazione dei popoli occupati, colonizzati, annientati che i ministeri delle chiacchiere riducono a spettacolo televisivo.
Naji Al-Ali nasce nel villaggio palestinese di Al-Shajara (tra Nazareth e il lago di Tiberiade), raso al suolo dai coloni sionisti nel 1948. Sopravvive al massacro e trova rifugio nel campo profughi di Ein Al-Hilwe nel sud del Libano… vive in estrema povertà con la sua famiglia. Nei primi anni ’60 è incarcerato per motivi politici e inizia a disegnare. Pubblica le sue striscie/vignette sulla rivista libanese Al-Hurriyyen e il giornale Assafir, un foglio della sinistra libanese e araba… la visione critica di tutti i regimi di Naji Al-Ali era scomoda anche all’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e fu costretto all’esilio a Londra, dove viene ucciso con un colpo di pistola col silenziatore davanti alla sede del quotidiano kuwaitiano Al Qabas il 22 luglio 1987, sparato alla tempia destra da un ricercatore palestinese dell’Università di Hull, originario di Gerusalemme. Naji Al-Ali muore senza riprendere conoscenza il 29 agosto 1987. L’assassinio sembra essere stato orchestrato o dall’Olp o dal Mossad, la verità è rimasta nei cassetti blindati dei servizi segreti israeliani. La conoscenza non vola a favore dell’umanità, semmai è seppellita nel deserto della politica di Stato e lì resta insieme a stragi, ecatombi, fosse comuni… senza la mancanza di rimpianti.

IV. La voce di Hind Rajab (2025) di Kawthar ibn Haniyya
«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba».
(David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.)
«Non esiste una cosa come il popolo palestinese. Non è che noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono».
(Golda Meir, dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969.)
«Free Palestine è la versione odierna di Heil Hitler», Benjamin Netanyahu (detto anche Bibi o Bobu o Bau Bau), primo ministro di Israele.
La voce di Hind Rajab (in arabo ص ـوت ه ـند رج ـب?, Ṣawt al-Hind Rajab) è un film scritto e diretto dalla tunisina Kawthar ibn Haniyya, autrice di due film di notevole impegno civile, La bella e le bestie (2017) e L’uomo che vendette la sua pelle (2020) che hanno disvelato l’ordalia della violenza istituzionale in Iran e Tunisia. Dopo l’attacco di Hamas contro Israele (7 ottobre 2023)… l’8 ottobre l’esercito israeliano apre i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dà inizio all’invasione e al brutale genocidio della popolazione palestinese… in due anni di occupazione più di 65.000 palestinesi, tra cui oltre 20.000 bambini, sono uccisi… interi quartieri, ospedali, impianti di depurazione dell’acqua rasi al suolo… più di mezzo milione di persone è costretta alla fame… la campagna militare condotta dal governo sionista di Israele è finalizzata alla pulizia etnica dei palestinesi… il genocidio, ricordiamolo, è un atto commesso “con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale” (Rapporto ONU su Gaza del 16 settembre 2025). La tracotanza del boia precede e segue le atrocità dell’esilio.
Nel ventre di questa carneficina razzista, suprematista, colonialista dei sionisti israeliani… La voce di Hind Rajab racconta una piccola storia ma che contiene l’immensa disumanità perseguita dai soldati israeliani sugli sfollati, gli orfani, i sopravvissuti con la medesima ferocia dei campi di sterminio nazisti, dei gulag sovietici o dei laogai (campi di “rieducazione”) della Cina moderna… il 29 gennaio 2024, la macchina degli zii di Hind Rajab, una bambina di cinque anni e tre cugini, è crivellata di colpi da un carro armato israeliano… Hind e la quindicenne Liyan Hamada sopravvivono alla pioggia di proiettili… Liyan telefona alla Mezzaluna Rossa, poi viene uccisa e Hind continua a chiedere aiuto ai centralinisti della Mezzaluna Rossa (che registrano tutto e un estratto si pu ricercare in internet)… un’ambulanza della Mezzaluna Rossa attraversa la zona assediata dall’esercito israeliano per soccorrerla… il 10 febbraio sia Hind Rajab che i paramedici andati in suo supporto sono trovati assassinati. I fatti sono questi. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha dichiarato che l’omicidio di Hind Rajab è un crimine di guerra.
La voce di Hind Rajab è l’effigie di un riscatto etico che disvela tutte le malvagità del governo sionista di Israele — e se verr tacciato da antisemita non m’importa un cazzo —… riconosco la mia affezione verso gli affamati, gli sfruttati, gli oppressi della Terra e il loro diritto a insorgere e lottare contro i carnefici di tutte le guerre. L’intelligenza nevrastenica dei sionisti è una bara appesa alle pagine della Torah, dove tutte le lacrime delle mamme palestinesi hanno il colore dell’annegamento e lì naufragano anche tutte le aureole della “terra promessa”. Una cosa è scoprire Dio attraverso i travagli personali, un’altra scoprire l’efferatezza del male attraverso gli aguzzini israeliani che in nome di Dio distruggono ogni forma di speranza di un popolo che non rinuncia a sognare di vivere nella propria terra e di avere il diritto di avere diritti.
La regista Kawthar ibn Haniyya costruisce il film intorno alla telefonata della bambina alla Mezzaluna Rossa… come abbiamo già detto… il 29 gennaio 2024 gli operatori della Mezzaluna Rossa a Ramallah ricevono la richiesta di soccorso di Liyan, intrappolata in macchina assieme a Hind Rajab… gli zii e due cugini sono stati uccisi dalle bombe di un carro armato israeliano… quando anche Liyan viene ammazzata, Hind, ferita alla schiena e alle gambe, ne prende il posto. Gli operatori restano in contatto telefonico con lei (la telefonata dura 70 minuti e la bambina chiede per 15 volte assistenza al centralinista), mentre un’ambulanza della Mezzaluna Rossa attraversa la zona assediata dall’esercito israeliano per portarle sostegno. Saranno tutti trucidati senza un filo di pietà.
Il taglio televisivo di La voce di Hind Rajab è essenziale, diretto, asciutto… gli attori che interpretano gli operatori della Mezzaluna Rossa restituiscono una veridicità che sprofonda nell’impotenza e al contempo mostrano l’immagine forte di una resistenza al presente… interagiscono con Hind, che non si vede mai, se non sulla chiusa del film… la regista inserisce le riprese reali del ritrovamento dell’auto distrutta, dell’ambulanza saltata in aria, dell’estrazione dei cadaveri che la regista “sfoca” con grazia… la distanza tra gli operatori e i rottami della macchina dove è stata uccisa Hind e i suoi familiari è di solo 8 minuti… tuttavia i soldati israeliani non permettono nessuna risoluzione di salvataggio della bambina… negli smartphone, nei monitor della Mezzaluna Rossa circolano le immagini e le voci vere degli scempi israeliani. La voce di Hind Rajab segna il superamento delle tornate televisive o inchieste o interviste sempre giocate sulla bonomia del pubblico serale, dei social network, del documentarismo d’accatto che mette tutti d’accordo o in apparente disaccordo con l’ipocrisia dei governi di fronte al genocidio della Striscia di Gaza.
L’italietta catto-fascista — rappresentata da una piccola sguattera schizofrenica e dei suoi accoliti in vibrante attesa d’indossare la camicia nera — è una delle poche nazioni che non hanno riconosciuto lo Stato di Palestina ed è del tutto complice con l’invio delle armi ai criminali di Israele. Da ogni angolo della Terra per si muovono pezzi di società indignata che se ne fregano delle istituzioni e dei pagliacci della politica di destra e di sinistra che vorrebbero uniformare il libero pensiero sui loro venti di guerra… e si riversano nelle strade o in missioni internazionali di Flottille che portano aiuti umanitari a Gaza con arditezza e determinazione, e chiedono giustizia e libertà per il popolo palestinese… tra il 1° e il 2 ottobre 2025 l’esercito israeliano ha sequestrato la Global Sumud Flotilla, composta da oltre 40 imbarcazioni e oltre 400 attivisti provenienti da 44 paesi, carcerati nel porto di Ashdod e disposto l’espulsione dal suolo israeliano. L’oscenità della distruzione del governo sionista di Israele sembra non conoscere gli accenti o gli aggettivi di Shakespeare sul potere… tutta roba tra tarati mentali, burattini e servi… niente di più… Dostoevskij aveva capito tutto, il potere è solo una questione di demoni e di santi… ed è sempre in flagrante delitto d’ottimismo, ecco perché va contestato, contrastato, avversato… per anticiparne la fine.
I sionisti sono sempre in anticipo sui loro escrementi, proprio come i tiranni (ancora impiantati nelle ideologie naziste, fasciste, comuniste che aleggiano nella vecchia Europa, più ruffiana di una puttana senza clienti), si sono appuntati sul petto la croce uncinata che aveva cercato di annientare la dignità delle vittime della Shoah, spazzare via un’etnia… e si sono eretti a giustizieri di una terra-mondo che hanno rubato, invaso e sconvolto… un governo che produce simili efferatezze è prossimo alla sua fine. Calembour di un mio amico ubriacone di porto che non difettava d’intelligenza e aveva sempre un libro di Nietzsche in tasca: In fondo un governo senza idioti sarebbe noioso quanto uno zoo senza iene. Quando si ha la sfortuna di aver letto molto, visto molti documentari, molti film e/o inchieste storiche sulle dittature che hanno commesso genocidi mai troppo studiati, semmai seppelliti nei sottoscala dei servizi segreti, nelle università, nei libri di storia dei vincitori d’ogni paese… si è capito che i dittatori durano quanto durano le soggezioni dei popoli… a volte bastano cinque minuti di verità da disingannati per destituire i responsabili di catastrofi esemplari — diceva una lavandaia che aveva fatto la staffetta partigiana e aveva uno sguardo che bucava le stelle, mentre si prendeva l’amore di un ragazzo quattordicenne tra le pile comunali e lo schiudeva alla vita —… il potere è l’infinito messo alla portata di un barboncino (da e con E.M. Cioran)… e si avvale di dementi in potenza per giustificare le sue forche di saggezza… i tenutari dei governi non lo sanno ancora ma verrà il tempo in cui saranno appesi a testa in giù, come è stato giusto per i loro apostoli o eroi da operetta.
La voce di Hind Rajab ha vinto il Leone d’argento alla 82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato scelto come candidato tunisino all’Oscar per miglior film straniero nel 2026. Occorre dire che il film di Kawthar ibn Haniyya ha potuto avere una certa circuitazione perché tra i produttori esecutivi hanno voluto partecipare attori e registi (Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Rooney Mara, Jonathan Glazer, Alfonso Cuarón) che si sono schierati dalla parte del cinema come denuncia sociale… è una co-produzione franco-tunisina tra la Mime Films e la Tanit Films di Nadim Shaykhruha, assieme alla statunitense RaeFilm Studios d’Odessa Rae e la britannica JW Films di James Wilson. È stato distribuito nelle sale italiane da I Wonder Pictures a partire dal 25 settembre 2025. A Venezia la giuria del festival premia con il Leone d’oro il filmetto di Jim Jarmusch, Father Mother Sister Brother, che a parte la notevole interpretazione di Tom Waits, resta la scolorita illustrazione di un’America sfumata nelle tristezze familiari… filmate cento volte come cartoline d’auguri e nell’insignificanza di qualcosa che — a vedere in vitro — non va oltre a esercizi di ammirazione per una società nemmeno troppo raffinata.
La Giuria internazionale del Concorso Venezia 82, presieduta dal regista e sceneggiatore statunitense Alexander Payne — coadiuvato dal regista e sceneggiatore francese Stéphane Brizé; della regista e sceneggiatrice italiana Maura Delpero; dal regista, sceneggiatore e produttore rumeno Cristian Mungiu; dal regista e scrittore iraniano Mohammad Rasoulof; dall’attrice, scrittrice e sceneggiatrice brasiliana Fernanda Torres, dall’attrice cinese Zhao Tao… non ha tenuto conto dell’ovazione di 23 minuti e 50 secondi che il pubblico ha tributato al film di Kawthar ibn Haniyya e ha preferito premiare un film dove l’eccesso di vanità strutturale riporta a un cimitero di mendicanti da tappeto rosso o di artisti imbecilli… ci stupisce non poco che questi fantocci da festival non si siano a https://www.anbamed.it/2025/01/29/ad-un-anno-dalluccision-di-hind-rajab/ ccorti della macelleria estatica dei probi giannizzeri israeliani in La voce di Hind Rajab… l’erranza di una disperazione che farebbe ammutolire financo il canto degli usignoli sugli alberi di melograno o la romanza L’amour est un oiseau rebelle della Carmen di Georges Bizet… si sono accodati ai pallori di un cinema inginocchiato a un Dio del mercato lebbroso di successo e di consenso, dove bassura e crimine sono la stessa cosa… piccole marionette sepolte sotto l’agonia di una rosa.
La voce di Hind Rajab, lo ribadiamo, è un dialogo innestato contro un impero di morte e il veleno profetico dei sionisti israeliani che fanno del fanatismo un fervore ineluttabile della devastazione… le parole della bambina al telefono “accendono, spengono, accarezzano, pugnalano al cuore, curano e fanno sanguinare, uccidono e resuscitano… le parole rosse come il sangue, bianche come la luna” (Simone Weil)33 narrano il viaggio di chi non ha più le ali per volare nei propri sogni, nei propri desideri, nei propri bisogni… sono le parole-immagini inaspettate che ti cambiano la vita o ti fanno mettere la testa sotto la sabbia… parole-immagini che si elevano in un’elegia dello spiazzamento, del disincanto, della sovversione dell’immaginario che ti fanno scoprire un’anarchia dei sentimenti struccati… non servono parole-immagini per odiare, ma parole-immagini senza finzione, parole-immagini che avvicinano gli uomini ad amare la vita e parole-immagini per amare e farsi amare… madrigali di giustizia, di libertà e di bellezza per riempire di luce le lacrime dell’innocenza negata e scoprire la nobiltà del mondo.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 29 volte ottobre, 2025
[1] Guy Debord, La società dello spettacolo, Vallecchi, 1979
[2] Edmond Jabès, Il libro della sovversione non sospetta, Feltrinelli, 1982
[3] Pietro Gori, Il vostro “ordine” e il nostro “disordine”, Castelvecchi, 2017
[4] Teresa d’Avila, Il castello interiore, Edizioni Paoline, 2005
[5] Il Deuteronomio si trova nella Bibbia ed è il quinto e ultimo libro del Pentateuco (o Torah) nella tradizione ebraica e cristiana.
[6] Pino Bertelli, Sulla fotografia della Shoah. L’iconologia dell’orrore nei campi di sterminio nazisti, Duro Edizioni
[7] Norman G. Finkelstein. L’industria dell’Olocausto. Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, BUR, 2004
[8] Per un approfondimento più esaustivo sui bombardamenti dell’Intelligenza Artificiale nella Striscia di Gaza, si rimanda a https://www.rivoluzioneanarchica.it/lavender-e-where-is-daddy-lintelligenza-artificiale-che-dirige-ibombardamenti-di-israele-a-gaza.
[9] https://www.972mag.com/lavender-ai-israeli-army-gaza
[10] https:/lavialibera.ititschede-2360gaza_chi_guadagna_sul_genocidio_palestinese_rapporto_albanese
[11] Per i curiosi che vogliono sapere qualcosa di più sulle relazioni tra Leonardo S,P.A., l’industria bellica e il ministro della Difesa Crosetto, possono trovare soddisfazione o immancabile indignazione in: https://www.peacelink.it/disarmo/piovono-euro-sullindustria-necessaria-di-crosetto. Buona lettura.
[12] Pino Bertelli, La macchina cinema e l’immaginario assoggettato, Nautilus, 1987
[13] E.M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, 1984
[14] La prima benedizione mediatica nella storia della Santa Sede di Papa Leone XIII è stata a lungo attribuita all’operatore in Italia del torinese Vittorio Calcina (1896). Nello studio di Gianluca Della Maggiore, Le vedute delle origini su Leone XIII. Vaticano, Biograph e Lumière tra mito e storia, UTET, 2023, la storia tra papato e cinema viene compiutamente riscritta.
[15] Jean Baudrillard, L’altro visto da sé, Costa & Nolan, 1987
[16] Leon Czolgosz venne giustiziato sulla sedia elettrica e il corpo distrutto con l’acido solforico. La ricostruzione dell’esecuzione dell’anarchico fu filmata da Thomas Edison (reperibile in Rete).
[17] https://www.gamberorosso.it/notizie/attualita/leone-xiii-vin-mariani/
[18] Joan Fontcuberta, Oltre lo specchio. La fotografia dall’alchimia all’algoritmo, Giulio Einaudi Editore, 2024
[19] Georges Sadoul, Storia generale del cinema ( tre volumi ) Vol 1 – Le origini e i pioniieri ( 1832 – 1909); Vol 2 – L’arte muta ( 1919 – 1929 ) ; Vol 3 – Il cinema diventa un’arte ( 1909 – 1931 ), Einaudi, 1965
[20] Edgar Morin, I divi. Genesi, metamorfosi, crepuscolo e resurrezioni delle star, Garzanti, 1977
[21] Edgar Morin, Il cinema o l’uomo immaginario, Feltrinelli, 1982
[22] Byung-Chul Han, La salvezza del bello, Nottetempo, 2025
[23] Michel Foucault, L’ordine del discorso e altri interventi, Einaudi, 2004
[24] Jonathan Swift, I Viaggi di Gulliver, Frassinelli, 1999
[25] Vittorio Arrigoni, Gaza. Restiamo umani, Manifestolibri, 2009
[26] Wolfgang Sofsky, Saggio sulla violenza, Einaudi, 1998
[27] Noam Chomsky, Siamo il 99%, Nottetempo, 2012
[28] Lev Tolstoj, La schiavitù del nostro tempo. Scritti su lavoro e proprietà, a cura di di B. Bianchi, Orthores, 2011; Mohandas K. Gandhi, Teoria e pratica della non violenza, Einaudi, 2006; Simone Weil, Riflessioni sulle cause e dell’oppressione sociale, Adelphi, 1983
[29] Restiamo umani: The Reading Movie (2012) di Fulvio Renzi e Luca Incorvaia, saggio critico di Pino Bertelli, Il Manifesto, 2014
[30] Naji Al-Ali, No al silenziatore, Traccedizioni, 1994
[31] Naji Al-Ali, Handala un bambino in Palestina, traduzione di Ercole Leo, Marotta&Cafiero editori, 2022,
[32] E.M. Cioran, Storia e utopia, Adelphi, 1982

























