Controstoria della filosofia VII, di Michel Onfray, Ponte alle Grazie, 2014, pp. 308, Euro 26,00
Il viaggio sulla controstoria della filosofia di Michel Onfray, uno dei filosofi più radicali della nostra epoca, continua a ritmo serrato con questo saggio su Nietzsche e la costruzione del superuomo. Il francese scardina i “fuochi spenti del positivismo, del marxismo, del neokantismo, dell’idealismo tedesco e di simili edifici concettuali vuoti e gelidi, abbandonati ed esposti ai venti dell’oblio” (Onfray, in apertura del libro). Le sciabolate del filosofo contro il conformismo delle accademie, la miseria delle istituzioni, la mediocrità dell’arte mercantile… si dipanano in una scorribanda straordinaria di citazioni colte e invettive contro ogni forma di ragione imposta, e ciò che più conta alimentano il viatico degli edonisti, libertari, gnostici, libertini, dionisiaci, eretici, liberi spiriti e altri illuminati per aprire un cantiere verso la vita sublime, il godimento supremo della scoperta del sé ed imparare ad abbandonarsi alla gioia di vivere senza dèi né padroni. Respingere dappertutto l’infelicità.
La scrittura di Onfray è anomala, aforistica, onirica, coraggiosa… incrocia le biografie, gli epistolari, le opere e i frammenti postumi degli autori che tratta… si resta basiti o meravigliati di tanta conoscenza e profondità di pensiero… e finalmente il suo scritto porta la grazia della verità su un genio della bellezza, della giustizia e dell’immaginario liberato confinato da sempre nei ghetti della barbarie nazista. Nietzsche, il dinamitardo di tutte le morali, si riprende qui la statura di profondo conoscitore degli abissi umani e architetto nichilista di quella volontà di potenza che indica il desiderio di esprimere la vitalità che la abita… di più… Nietzsche, il cantore di tragedie personali, esistenziali, ereticali… ritorna nelle pagine di Onfray in piena luce e attraverso una gaia scienza di liberazione disperde nelle riflessioni del lettore una saggezza senza steccati da fine del mondo.
Onfray si accosta alle allegorie, alle metafore, alle favole, alle simbologie del maestro con la necessaria ironia dionisiaca e senza incensare testi professorali o folle ammaliate da tanta forza eversiva, riporta nei giusti sentieri in utopia l’autore di uno dei testi più rivoluzionari mai apparsi tra cielo e terra, Così parlo Zarathustra (Un libro per tutti e per nessuno). Non manca di sottolineare la fragilità di salute di Nietzsche, nemmeno le infatuazioni amorose, amicali e gli errori conseguenti alla demenza precoce… anche gli affetti familiari sono trattati nel giusto distacco della verità tradita… e sottolinea più volte che al fondo della filosofia nietzschiana c’è la costruzione del sé (del superuomo, come mai è stato descritto) nella prospettiva di una poetica dell’esistenza.
È vero, quanto dice Onfray. Nietzsche taglia la filosofia in due: c’è un prima di lui e un dopo di lui. Affermava di essere dinamite! Dichiarava di farsi poeti della nostra esistenza e metteva il piacere o il godimento di sé al principio di tutte le libertà. Si faceva viandante della felicità e nell’ebbrezza, l’estasi del dionisiaco, s’accostava all’eterno fanciullo che canta l’innocenza del divenire.
Il libro di Onfray, sotto ogni taglio, è un rizoma di considerazioni inattuali velenose sui tanti scritti (anche celebri) che si sono occupati di Nietzsche, più di ogni cosa è il percorso prodigo di un filosofo che ha fatto saltare in aria la filosofia ed ha fatto della propria vita un’opera d’arte.
Dal vicolo dei gatti in amore, 10 volte ottobre, 2014