Naviga per Categoria

Megalopolis (2024), di Francis Ford Coppola

Inserito da serrilux

Megalopolis (2024), di Francis Ford Coppola

«Se noi disponessimo totalmente della nostra vita, l’anarchia sarebbe completa.
Davanti a chi, davanti a che cosa indietreggeremmo?
Vivremmo allora in un mondo dove i mediocri sarebbero rari quanto oggi lo sono i geni».
E.M. Cioran

 

Al banchetto messianico/mercatale della società parassitaria, il cinema è il protagonista principe dell’industria della paura, della persuasione, dell’alienazione… Hollywood è il bordello a cielo aperto dell’omologazione planetaria, della prostituzione dell’intelligenza a favore della spersonalizzazione posta sui sagrati della politica, delle fedi, dell’economia guerrafondaia/colonialista… gli stupidi vivono in un paradiso capovolto, privo d’ogni elemento d’umana bellezza dell’uomo per l’uomo… fondano la propria esistenza da iloti nella blandizia del spettacolo elettorale che imbottisce le masse di ghigliottine accettate… gli stupidi o i falliti di successo si dedicano all’arte… dissimulano un sapere sempre al servizio del mercante che firma gli assegni per cui l’arte diventa arte, e anche un venditore di banane appiccicate al muro con lo scotch, un imbianchino che disegna nelle strade bambini che inseguono aquiloni o coglioni d’ogni dove che fanno dell’arte, di tutta l’arte, una cloaca di porcherie col pretesto che giungere all’apogeo dell’arte significa avere quel consenso che porta l’artista a celebrare se stesso, non sono altro che prosseneti dell’eventualità.

Un ex-vetrinista (Andy Warhol) ha inventato l’arte della rivoluzione del Nulla… anzi, è stato il gallerista italiano Leo Castelli, per la verità, ha indirizzarlo verso la demenza mercificata, nemmeno raffinata, delle false trasgressioni alle quali si prestavano divi del cinema, della letteratura, della fotografia, della politica, financo di qualche disperato/a che faceva della caricatura di se stesso/a, l’arte priva d’ogni profumo d’autenticità… Warhol ha innaffiato di cretinerie i salotti newyorkesi e disseminato le sue opere nei centri commerciali del mondo, fino ad essere appese nei tinelli delle classi meno abbienti, tra Cristo e Che Guevara, e fatto dell’arte una farsa da mattatoio. Picasso, uno dei più grandi geni dell’arte, ha firmato 13.000 opere per comprare due castelli e passare all’eternità, Leonardo da Vinci solo 15 opere, forse… e fatto dell’eternità un’arte di vivere senza alcuna affiliazione con le commedie gradite agli schiavi.

I dizionari scritti dai cortigiani dell’arte fanno gli idoli e sono compatibili con i cimiteri militari o le celle degli assassini… Shakesperare, il poeta più grande, mai abbastanza compreso, lo sapeva: «Finché possiamo dire: “quest’è il peggio”, vuol dir che il peggio ancora può venire» […] Loro mi vogliono far frustare se dico la verità. Tu mi vuoi far frustare se dico la bugia: va a finire che un giorno sarò frustrato perché sto zitto» (Re Lear). L’immaginazione libertaria ha generato gli angeli, la mediocrità una turba di carnefici col visto di passo dell’artista. Il fatto è che l’anima dell’artista ha deposto le armi e fatto dell’arte il frutto dell’ignoranza e della convenienza… i punti di sospensione sono graditi solo ai folli o ai poeti o ai bambini perché aprono sentieri inopportuni sulle Utopie che si affrancano alle sofferenze e disvelano i capestri dei bisogni in sommari di decomposizione.

Il cinema hollywoodiano (plagiato male a ogni angolo della Terra) è una puttana senza marciapiede… e Francis Ford Coppola è il suo profeta… fatti salvi Non torno a casa stasera (1969), La conversazione (1970), Peggy Sue si è sposata (1986), film dove Coppola riesce a costruire uno spaccato del sogno americano naufragato nei deserti delle necessità e intessuto nella coscienza del presente… il regista

coronato di Oscar e autore di film tra i più sopravvalutati della storia del cinema, come la saga de Il padrino (1972-1990), Apocalypse Now (1979) o Dracula di Bram Stoker (1992)… si è misurato con la favola distopica di Megalopolis e consegnato alla mediocrità del cinema liquido la sua merce più effimera. Quando si fa del genio occorre avere la follia del genio, non del culto della merce dispensata dei padroni dell’immaginario.

Megalopolis racconta le allucinazioni di New Rome, una New York moderna integrata nella Roma antica… in mezzo ai grattacieli un il Colosseo, bighe e combattimenti di lotta libera… la città è governata da un’élite di famiglie patrizie che godono di tutto e i poveri “romani” vivono in miseria. L’architetto Cesar Catilina ha vinto il premio Nobel per aver inventato il Megalon, un materiale resistente al tempo, e riesce persino a fermarlo… è una delle personalità che dominano la città… un alcolizzato, immerso nei sensi di colpa per il suicidio della moglie e per il quale era stato indagato dal corrotto procuratore distrettuale Francis Cicero, ora sindaco di New Rome… Cicero cerca di contrastare la nuova urbanizzazione della città dell’architetto, utilizzando il Megalon, e fondare invece un grande casinò… il miliardario Hamilton Crasso III vuole aiutare il nipote Catilina a realizzare il suo progetto… l’altro nipote del banchiere è Clodio, un infausto depravato, innamorato della figlia di Cicero, Julia.

La giovane amante di Catilina, Wow Platinum, una showgirl, lo lascia perché troppo preso dal suo lavoro e dal ricordo della moglie… l’architetto e Julia si conoscono in una diretta televisiva con Cicero e diventano amanti. Wow sposa l’anziano Crasso III… Clodio cerca di sottrarre la banca allo zio… manipola un video in cui Catilina fa sesso con una cantante minorenne… Cicero fa arrestare l’architetto ma si scopre che la ragazza ha ventitré anni e viene liberato. Intanto un satellite sovietico si schianta sulla Terra e distrugge una parte di New Roma. Catilina, con la ricchezza della famiglia, inizia a costruire Megalopolis sulle rovine della città… in una conferenza stampa sostiene che i suoi intenti architettonici/artistici sono volti alla realizzazione di un mondo migliore… ma la povertà nelle strade aumenta, Clodio si erge a leader populista e incoraggia i comuni romani a opporsi al grandioso progetto di Megalopolis.

Julia rimane incinta di Catilina e porta il padre a vedere il cantiere di Megalopolis… l’utopismo dell’architetto non l’impressiona e gli chiede di lasciare Julia. Nasce la figlia di Catilina e Julia, Sunny Hope. Wow cerca di costringere Catilina a rompere con Julia e sposarla… congela il contro alla banca Crasso e convince Clodio a circuire Crasso III affinché gli ceda il controllo delle sue attività… il banchiere scopre il doppio gioco del nipote e ha un forte malore… Clodio assume un assassino e fa ucci-dere Catilina… i medici gli ricostruiscono il cranio con il Megalon e lo ripotano in vita.

I sostenitori di Clodio danno inizio a una rivolta e tentano di assaltare Megalopolis e il municipio… Clodio e Wow scherniscono Crasso III ormai costretto a letto… il vecchio banchiere imbraccia una balestra, uccide Wow e ferisce Clodio. Catilina e Cicero si alleano contro i rivoltosi… Catilina fa un discorso alla folla sul raggiungimento di una città più bella per tutti, la gente si ribella a Clodio e lo impicca a testa in giù. Crasso III supporta il finanziamento di Megalopolis… alla vigilia di Capodanno Catilina e Julia fermano il tempo e si scopre che Sunny Hope è l’unica a non essere influenzata da tale potere: il futuro debutta sulla nascita di una città nelle mani di un banchiere, un sindaco e un architetto, tutti membri della medesima famiglia… ora i padrini sono tre (forse Coppola ha subito una qualche fascinazione mafiosa in tenera infanzia?!)… un’oligarchia perfetta… e i poveri, gli spettatori, i complici?… a loro basta obbedire religiosamente agli idoli della contemporaneità e allinearsi sulle macerie della libertà di pensiero, per essere condannati alla felicità imposta.

Che dire?… a questo punto si resta stupefatti di un tale minestrone-fantasy che si scoppia a ridere su un canapè di vocaboli dell’idiozia o siamo offesi dalla mistica dell’imbecillità che ci suscita di piazzare una bomba-carta nel cinema… e andare a parlare con un barbone avvinazzato sulla malinconia degli usignoli nei giardini pubblici, che forgiano i loro ineguagliabili canti su una rosa che sboccia nella pioggia di maggio.

Cominciamo dal fondo… per finanziare Megalopolis, Coppola vende un po’ di vigne della sua azienda in California e racimola 120 milioni di dollari… una cifra che sarebbe sufficiente per buttare fuori i fascisti israeliani dalla Palestina… dentro il film c’è tutto… Metropolis (1927) di Fitz Lang,  L’Atlantide (1932) di Georg Wilhelm Pabst , La vita futura (1933) di William Cameron Menzies, La fonte meravigliosa (1949) di King Vidor… le idee del controverso urbanista, funzionario, politico, Robert Moses (responsabile della ristrutturazione di New York tra il 1930 e il 1970)… Coppola c’infila alla buona anche Shakespeare, Hobbes, Voltaire, Goethe, Freud, Marco Aurelio… e James Bond, Batman, Paperopoli, Topolinia, Broadway… tutto fantasmato nell’opulenza scenografica di Beth Mickle e Bradley Rubin, nella fotografia da videogiochi di Mihai Mălaimare Jr., nel montaggio incongruente di Cam McLauchlin, Glen Scantlebury, Robert Schafer e, insieme alle musiche di Osvaldo Golijov e Grace Avery VanderWaal, insaccano il film in un’estetica della fatalità che sfocia in una macelleria estatica più vicina ai santi e agli assassini che alla lebbra eversiva dei poeti maledetti della macchina/ cinema. Il cinema merita di essere vissuto solo per le delizie che fioriscono dai suoi disfacimenti.

L’architettura filmica di Coppola è il lungo spot pubblicitario di un giocattolaio di fantascienza, una sorta di Eden forgiato sulla felicità degli stolti… l’attorialità di Adam Driver, Giancarlo Esposito, Nathalie Emmanuel, Aubrey Plaza, Shia Saide LaBeouf, Jon Voight, Jason Schwartzman, Talia Shire, Grace Avery VanderWaal, Laurence Fishburne, Kathryn Hunter, Dustin Hoffman… è una passerella da museo delle cere… tutti sembrano trovarsi lì per caso… cadaveri rassegnati alla sepoltura dello spirito… galleggiano in un film a perdere, con la predilezione di suscitare clamori e consensi al botteghino… sembrano più scemi di un politico che adula le folle alla pace e poi si fa complice dei mercanti d’armi che foraggiano il suo governo. Una cosa è scoprire il cinema attraverso il Nulla e un’altra cosa scoprire il Nulla attraverso il cinema.

Megalopolis è una storia sovraccarica di pretesti, vanità, nichilismo postmoderno che precipita nell’aureola dell’economia finanziaria, nella preghiera utilitarista e nella corruzione politica piegati ai lezzi della società spettacolare, dove i ricchi saranno sempre più ricchi e i poveri più impoveriti. L’orizzonte funebre dei colori, dei suoni e dei dialoghi esonda in un infinito quotidiano che prelude a nuovi dèi e a untori che rimediano a tutti i peccati dell’uomo e li appendono come bare agli sportelli di banca e alla tirannia del profitto… solo un eterno sovvertimento degli istanti struccati può allontanarci dall’autunno delle categorie e rendere vedovi i modelli della vita… per non impazzire di delusione, occorre scegliere tra l’assassinio e il sogno, essere più sinceri degli angeli e lavorare come talpe illuminate dalla resurrezione del disgusto, al rovesciamento di un mondo rovesciato.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 10 volte gennaio, 2025

Francis Ford Coppola

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

Manifesto diritti umani