di Miche Onfray, Ponte alle Grazie, 2013, pagine 573, Euro 28
Il saggio di Michel Onfray sulla vita filosofica di Albert Camus (L’ordine libertario) è una interpretazione straordinaria del pensiero e dell’esistenza di una delle più grandi figure intellettuali del ‘900. Onfray ci accompagna — dalla nascita alla morte di Camus — in una affabulazione fortemente singolare… racconta i rapporti con la madre, la malattia che l’ha colpito a 17 anni (tubercolosi), la poetica degli scritti, la partecipazione alla Resistenza, la diatriba con Sartre, l’etica del discorso che ha letto quando gli è stato conferito il Premio Nobel… più di ogni cosa Camus diventa specchio di Onfray e la biografia diventa autobiografia… l’incontro di due anime ribelli a tutto che squarcia la storia della cultura asservita e della politica di convenienza. Sulla scorta degli studi su Nietzsche, Kierkegaard o Rilke, Camus sosteneva che aiutare gli altri significa aiutare ad esistere.
Onfray riporta alla luce il Sartre collaborazionista (Simone de Beauvoir non gli è meno) e gli contrappone l’austero viaggio libertario di Camus… la messe di citazioni, rimandi, contrapposizioni è devastante per quanti credono o hanno creduto che il filosofo algerino fosse solo un romanziere o un drammaturgo… i taccuini, i libri, le lettere, le opere teatrali… sono sviscerati come rizomi certosini e il volume resta a testimonianza di una vita politica mai prona a nessuna conversione o sottomissione. Anche il mentore di Camus (Jean Grenier) è riportato nella giusta dimensione di intellettuale destrorso e collaborazionista… e spesso ritorna l’amore di Camus per la bandiera nera degli anarchici e la Rivoluzione sociale di Spagna.
La breve esperienza interiore del comunismo, lo splendore del pensiero meridiano di Nietzsche, l’arte di vivere nella povertà come nell’agiatezza… la filosofia dell’uomo in rivolta, la metafisica dell’assurdo, le battaglie contro la pena di morte… emergono in pagine indimenticabili e suggeriscono l’innocenza del divenire di un uomo, di un pensatore, di un partigiano che ha fatto della propria esistenza una cartografia di passioni libertarie gettate contro l’indifferenza, l’affarismo, il tradimento… un uomo che anche al culmine della notorietà si è sempre schierato con gli ultimi, gli esclusi, gli oppressi. Facendo proprie le parole del ladro anarchico, gentiluomo, Alexandre Jacob, Camus affermava: “La madre, vedi, è l’umanità”. Non aveva conosciuto la miseria sui libri, ma nella strada.
Il libro di Onfray è una biografia ammirata e condivisa delle idee di Camus… è una genealogia della ribellione dell’individuo e il trionfo della morale contro la corruzione dei potenti. Camus era un uomo che metteva l’orgoglio, l’onore e la dignità dei poveri sopra di tutto e diceva di sé: “Io non solo un filosofo. Non credo abbastanza alla ragione per credere a un sistema” (Albert Camus). Il successo non significa prostituzione dell’arte di vivere.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 21 volte novembre, 2013