di Asger Jorn, Nautilus, 2014, pp. 63, Euro 10,00
Il libello di Asger Jorn (1914-1973), La genesi naturale. Sulla situazione singolare che occupano i maschi nell’umanità, è un’ironica dissertazione anti-filosofica contro la disfatta dell’uomo che formula il proprio potere su codici autoritari che vedono la donna relegata a santa, puttana o madre di famiglia soltanto. Jorn è stato pittore, ceramista, scultore, teorico della forma e diverse altre cose, tra le quali partigiano, agitatore e organizzatore culturale, rivoluzionario, co-fondatore dell’Internazionale Situazionista, un movimento artistico/politico fondato in Italia nel 1957 (si è autosciolto nel 1972). Nel frattempo i situazionisti hanno partecipato attivamente alla rivoluzione della gioia del ’68 e attraverso il détournement di tutte le forme di comunicazione e decostruzione dei formulari della politica istituzionale, hanno assestato una delle più feroci critiche contro la società dello spettacolo.
Jorn, in punta di ironia, scrive che il dominio dell’estetica maschile porta necessariamente al controllo della verità e afferma che “la donna ha il dovere morale di rifiutare tutte le regole e, nello stesso tempo, il diritto di giocare su tutti i tavoli” della sessualità, della politica o dell’arte, come e quanto l’aggrada. Giusto. Jorn gioca con le parole, le metafore, i motti di spirito: “È più divino dare che ricevere”. Sottolinea che la bella educazione cortese, il buon esempio, lo spirito di nobiltà, di dolcezza e di pietà che la chiesa attribuisce alle donne, è un falso e la storia naturale insegna un origine ben più nobile alla fecondità femminile.
Per Jorn chi ama la libertà, la giustizia, la condivisione con il diverso da sé, gioca un gioco superiore e si mescola alla realtà… si chiede inoltre se l’innocenza della Vergine e della Chiesa non fossero un po’ esagerate e l’umanesimo un’invenzione della religione cristiana che ha configurato la donna alla stessa stregua degli schiavi o dei servi, e l’intelligenza delle donne affossata in situazioni di inferiorità. Il despotismo maschile non tiene conto della fertilità della donna e nemmeno del comportamento erotico di Gesù, che secondo Jorn, poteva anche trattarsi di “una femmina travestita”.
“La cacciata dal Paradiso, dice Jorn, arriva il giorno in cui Eva non è più abbastanza forte e astuta per potere assassinare Adamo dopo l’atto detto d’amore. È costretta a lasciarlo sopravvivere. Si sottomette. Sottomissione, questa, dimostrata dal fatto strano che lei sembra capire la lezione”. Con tutta la viltà di un traditore, Adamo fu presto preso dal panico (ciò che gli psicoanalisti chiamano paura di castrazione) e Eva dette inizio al suo smantellamento. Jorn rilegge le sacre scritture da consumato libertino e là dove il cerimoniale (quale che sia) devasta tutto al suo passaggio, occorre ostentare la forza libertaria che la distrugge.
La provocazione del situazionista è feroce… ad ogni giro di pagina si avverte che la creazione di una situazione diversa della donna da quella istituita esige un rinnovamento concreto della specie umana… i politici, i preti, gli artisti, gli uomini tutti (o quasi) presi nelle maglie dell’ideologia fanno tutto il contrario di quello che dicono ed è così “che finisce la storia della genesi naturale, dove il futuro si confonde in un grand nebbione particolarmente simile alla passata di piselli” (Asger Jorn). La speranza è che sia la buona politica ha mettere in pratica la storia meravigliosa dell’eguaglianza e decretare la fine di ogni discriminazione sociale.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 16 volte marzo, 2015