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Il pane & le rose della fotografia di strada 1992-1998

Inserito da serrilux

Il pane & le rose della fotografia di strada 1992-1998

di Pino Bertelli, 1998 con scritti di Ando Gilardi, Lanfranco Colombo, Italo Zannier, Nicola Micieli

(censurato e mai distribuito dai committenti). Pino Bertelli rende liberamente scaricabile questo libro

La “scrittura fotografica del pane e delle rose” non ha regole precise né modi particolari di rubare frammenti di eternità alla vita quotidiana. È una specie di musica del cuore, di principi estetici che si insinuano all’incrocio dei venti e danno un ordine (per niente casuale) al reale. Di più. La “fotografia del pane e delle rose” è un atto d’amore, sempre. Fotografare un bordello, un cortile, una galera, un manicomio, un ghetto, un salotto dabbene o la testa tagliata di un re (la corona rende volgare qualsiasi persona), vuol dire ordinare uno spazio nel quale i valori temporali ed emozionali riflettono i saperi di un’epoca. La bidimensionalità forte, sfumata, intrecciata dei chiari e scuri, l’osmosi o la profanazione delle forme geometriche (il cerchio, il triangolo, il quadrato…), l’insieme della composizione come florilegio di percezioni inconsce, irrazionali, accidentali… fanno della “fotografia di strada” il piacere della surrealtà e la se duzione dialettica che padroneggia la sfera profonda di una saggezza insolente, dove ciascuno perde un po’ di se stesso nell’altro/altra e diviene ciò che nessuno può
spiegare. Quando non c’è amore estremo per le cose che fissi sull’”argento blu” della pellicola, non c’è poesia né fotografia. La fotografia libera la testa, deposita negli occhi dei lettori frammenti di un passato che ritorna e annuncia un divenire che è già qui. La Fotografia fa il mondo più piccolo perché in ogni immagine anche l’uomo più umile assume l’importanza di un re. La “fotografia del pane e delle rose” non ha patria e rivendica la propria origine o ebbrezza per l’Eu-topia (il “Buon-posto”), come l’atto estremo di un “folle” o quello di un “poeta maledetto”. Qui e dappertutto, quando spariranno i sogni cantati del “popolo degli uomini”, resterà il loro spirito libero sui prati coperti di fragole e sangue… perché la fotografia ha preso i loro corpi e li ha dispersi sulla via delle stelle, proprio là dove ciascuno diviene grande restando col cuore di un bambino… Lègati a una stella, la più lontana, e vai alla deriva dei tuoi sogni.

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

Manifesto diritti umani