“La fotografia nomade o dei diritti umani di Maria Di Pietro (quella che più ci attanaglia studiare) agisce ai bordi dell’infelicità, più ancora, infonde alla sofferenza senza via d’uscita, il respingimento della rassegnazione… il suo immaginale si misura nel valore della persona e dal numero dei suoi disaccordi con valori e codici istituiti… poiché la miseria non è un destino e nemmeno l’esclusione un’eredità, la sua catenaria di immagini rompe le vetrine dell’illusione, mostra le emorragie spettacolari della società consumerista e sostiene (senza tanti fraseggi estetici) che l’avvenire appartiene alle periferie della terra” (Pino Bertelli).
Felisia Toscano
“Sento talmente che la storia delle persone è come la storia del grano,
se non si è seminati nella terra per germinarvi, succede che si è macinati per diventare pane.”
Vincent Van Gogh
Un anima fotografica (dall’introduzione di Guardami di Maria Di Pietro)
Due bimbe dietro ad un vetro sorridono al gocciolìo della pioggia. Un’autentica malinconia scivola in quel sorriso respingendo qualsiasi rassegnazione all’infelicità, Maria cerca la bellezza e non sente ragioni…
Una fotografia, due, tre… infinite.
Dietro i suoi scatti non troviamo solo lo sguardo di una donna ma, un’anima irrequieta e silenziosa che realizza un quadro di emozioni visivamente palpabili.
La fotografia di Maria è una ricerca continua, un’immaginazione incessante anche nelle realtà più deboli dove forza e fragilità si contrappongono e si completano.
Gioca e fugge dalla sua fotografia, è un amore viscerale che non ammette distrazioni, un legame sugellato da uno scambio di emozioni, da un mondo racchiuso in una cornice che precipitando si tuffa in mille scatti ancora da realizzare.
In quest’amore le frontiere non esistono, nemmeno i confini della creatività, Maria smuove i fili di una solitudine che esiste per cogliere le sfumature, i suoni e, la poesia che i suoi occhi partoriscono in immagini.
La sua anima è guidata da un’indisciplinata immaginazione che la conduce alla ricerca continua ed incessante del prossimo haiku fotografico da realizzare, sempre in movimento, in fuga da un sogno e prigioniera di illusioni.
Maria fotografa quello che sente non quello che vede, per questo nelle sue immagini troviamo sensibilità, poesia, sentimento, ispirazione alla letteratura, al cinema, alla musica, all’arte in ogni sua forma.
Ad accompagnarla, a guidarla, a trascinarla c’è un fuoco che arde, una gioia ed una sofferenza che sono un tutt’uno con i suoi occhi, per questo non riesce a fare a meno di fotografare perché attraverso la scatola magica si avvicina alla vita, la cattura e la custodisce per paura di perderla.
La fotografia di Maria è una ricerca della bellezza nascosta nella quotidianità della sua sopravvivenza, è paura e poesia che cercano di fiorire nella semplicità delle piccole cose.
Sembra che dalle sue fotografie sgorghino le lacrime che sempre trattiene, le sue immagini sono dolci e delicate.
Ogni volta che realizza una fotografia celebra e accarezza la vita che ama, la bellezza che conosce e le ingiustizie che sente bruciare sulla sua pelle.
La luce per Maria è poesia.