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Della Terra d’Utopia

Inserito da serrilux

Della Terra d’Utopia

UTOPIA: LA TERRA DOVE TUTTI SONO RICCHI PERCHÉ NESSUNO È POVERO

“La dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato…
A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca…
[si tratta di] avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani,
per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù.”
Don Lorenzo Milani

Mi ricordo sì, mi ricordo… di una “favola” che mia madre (sia benedetta tra le rose di campo) mi ha lasciato in sorte sin da bambino (o forse l’ho solo so­gnata). Era una parabola dell’eccellenza ebraica che non so dove avesse preso e nulla aveva a che fare con quelli di Israele, diceva.

– “Un rabbino, un vero cabalista, disse una volta: per instaurare il regno del­la pace, non è necessario distruggere tutto e dare inizio a un mondo comple­tamente nuovo; basta spostare solo un pochino questa tazza e quest’arboscel­lo o quella pietra, e così tutte le cose. Ma questo pochino è così difficile da rea­lizzare e la sua misura così difficile da trovare che, per quanto riguarda il mondo, gli uomini non ce la fanno ed è necessario che arrivi [qui mia madre si fermava, ridendo anche, e diceva NON] il messia”, ma l’uomo libero, l’uomo in amore, l’uomo della bellezza, il messaggero di pace” -.

Il commento di mia madre a questa parabola [NON il messia ma l’uomo libe­ro è messaggero di pace!] non mi ha più lasciato e mi sono commosso quando – molti anni dopo – ho ritrovato la stessa storiella chassidica in un meravi­glioso libriccino di Giorgio Agamben e prima ancora negli scritti di Walter Benjamin. Proprio Benjamin mi ha disvelato la Terra d’utopia, dove tutti so­no ricchi perché nessuno è povero: “Fra gli chassidim si racconta una storia sul mondo a venire, che dice: là tutto sarà proprio come è qui. Come ora è la nostra stanza, così sarà nel mondo a venire; dove ora dorme il nostro bambi­no, là dormirà anche nell’altro mondo. E quello che indossiamo in questo mondo, lo porteremo addosso anche là. Tutto sarà com’è ora, solo un po’ di­verso”. Per cambiare il mondo intero, dunque, basterebbe fare solo un picco­lo spostamento delle nostre certezze. “Tutto sarà com’è ora, solo un po’ di­verso”. Con queste idee in testa la società che viene è già qui.

Mi ricordo sì, mi ricordo… una storia che mi raccontava sovente mio padre (che sia benedetto nel vento di scirocco di mare) e che aveva ricevuto in sorte dalla madre sua. Non so quanto era vera, però mi ha sempre commosso ed ho pensato a quelle parole quando nei giorni dello slancio e della tempesta della mia generazione, mi sono trovato a scegliere tra le parole di piombo e le la­crime della libertà.

Una sera di mezza estate, quando la madre di mio padre accompagnava alla macchia alcuni giovani che si erano nascosti sul tetto della nostra casa e sotto il letto di mia madre… incontrarono lungo un sentiero di nidi di ragno… un gruppo di giovani partigiani che avevano stretti al collo degli straccetti ros­si… stavano per fucilare un giovane fascista che doveva avere la loro stessa età. La madre di mio padre disse:

«Chi fa nascere i fiori nei prati?». Uno dei giovani partigiani: «Il sole di pri­mavera, vecchia signora dagli occhi color del mare». E la madre di mio padre: «E chi siete voi per giudicare e uccidere? Voi non siete neanche il sole» -.

I giovani dissero che i fascisti erano feroci e impiccavano i partigiani ogni vol­ta che li prendevano.

«Non facciamo la stessa guerra di quei bastardi…» —, rispose la madre di mio padre.

I ragazzi ripresero il cammino, scomparvero nel bosco e andarono insieme a cantare i giorni della meglio gioventù che dettero vita a nuove speranze di democrazia partecipata. Quel fascistello morì qualche anno dopo, senza amici, senza amore e senza mai più trovare un sorriso. Infelice è quell’uomo o quel popolo che ha biso­gno di martiri e di eroi per mostrare la bellezza della libertà . I ragazzi sono i sovrani di domani… la ragione deve opporsi alla ragione del più forte… se la legge (come quella della armi) è ingiusta, occorre opporsi alla legge e accettare la pena che essa prevede per i ribelli, i disertori, gli obiettori di coscienza… si tratta di risvegliare la libertà e la coscienza critica di uomini e donne della società futura… disobbedire è un cammino verso la li­bertà che viene. Quando la politica si è trasformata in crimine, delazione, ricatto, imbroglio, oppressione… l’insurrezione dell’intelligenza è un canto generazionale che passa dall’indignazione al risorgimento delle menti e dei cuori in amore… disobbedire ora per non obbedire mai più non solo un atto di libertà è il seme di bellezza che diventerà fiore… reagire all’ingiustizia è stare dalla parte degli ultimi, la parte giusta… il bene dei poveri è il bene di tutti e una società che esclude i poveri dai propri interessi, in favore dei privilegi di pochi, è una so­cietà tirannica e senza futuro.

(Iraq, 2003, dal taccuino di un fotografo di strada).

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