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COME SI DIVENTA UN INTELLETTUALE. MANUALE AD USO DEI GIOVANI D’OGGI, IN PARTICOLARE DI QUELLI CHE MADRE NATURA NON HA DOTATO DI TALENTO

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COME SI DIVENTA UN INTELLETTUALE. MANUALE AD USO DEI GIOVANI D’OGGI,  IN PARTICOLARE DI QUELLI CHE MADRE NATURA NON HA DOTATO DI TALENTO

di Luciano BIanciardi, Stampa Alternativa, pp. 14, costo: 0.01 centesimo di Euro
(ma gli editori si affrettano a scrivere: Almeno un centesimo)

La riscoperta di Luciano Bianciardi, uno degli scrittori più radicali della cultura italiana del ‘900, è in atto. Quelli di Stampa Alternativa, che avevano già dato alle stampe Il fuorigioco mi sta antipatico (2006), dove l’anarchico Bianciardi (del quale siamo stati amici) diceva che “la battaglia per il divorzio è una battaglia di retrovia. Occorre battersi contro il matrimonio”. E ancora: “Se vogliamo che le cose cambino, occorre occupare le banche e far saltare in aria la televisione. Non c’è altra possibile soluzione rivoluzionaria”. Ecco ora che escono i “Bianciardini”. Piccoli libri che costano nulla (0.01 centesimo di Euro) appunto. Il numero zero è stato presentato al “Quartiere Latino” di Maurizio Moretti a Follonica (Grosseto), nella “folle” Maremma Toscana, da Marcello Baraghini e Ettore Bianciardi (figlio di Luciano) l’otto maggio 2007.

Il libello è il primo di una serie importante che fa parte di un piano editoriale non comune. I libretti, sorretti da un impianto tecnico spoglio ma accattivante, non arriveranno in libreria, si possono avere soltanto facendo richiesta alla casa editrice e, dato il prezzo, farli circolare di mano in mano. Si tratta di scritti che Bianciardi aveva disperso in riviste non proprio di “prima fila” e destinati ad essere dimenticati.

Come si diventa un intellettuale. Manuale ad uso dei giovani d’oggi, in particolare di quelli che madre natura non ha dotato di talento, è scritto con la solita vena autobiografica, ironica, provocatrice che contraddistingue il lavoro culturale di Bianciardi. Qui si legge che “una cattreda universitaria piace anche agli avanguardisti, agli arrabbiati, agli eversori dello «stabilimento» (in inglese establishment, parola abbastanza infelice che indica il gruppo dei padroni del vapore)”. A proposito della democrazia, Bianciardi dice che “chiunque, nascendo nel nostro Paese, se non lo chiudono in prigione, prima dei cinquanta anni, ha la possibilità di trasferire la sua dimora, un domani, al palazzo del Quirinale”. L’intero testo, sostiene Bianciardi, è costruito sull’idea di salvare i giovani mediocri da un’esistenza mediocre.

Del resto l’idea di anarchia di Bianciardi era semplice. Si tratta di una società fondata sul consenso, e non sulla forza. Abolire le carceri, i prefetti, il questore, i poliziotti. “Vorrei — scriveva Bianciardi, ovunque era possibile, anche sul “Guerin Sportivo” di Gianni Brera —, una scuola dove si impari e non si processano gli alunni, una scuola dove tutti insegnano a tutti. Vorrei abolire il matrimonio, vorrei che ciascuno liberamente decidesse di volta in volta qual è la sua scelta. Vorrei abolire i padroni. Questa e l’anarchia per me”. Parole schiette. L’utopia libertaria, forte.

Come si diventa un intellettuale. Manuale ad uso dei giovani d’oggi, in particolare di quelli che madre natura non ha dotato di talento, apre del resto una collana di notevole coraggio politico e culturale: Riaprire il fuoco. Consideriamo la scrittura irriverente di Bianciardi un insegnamento etico dal quale le giovani generazioni potranno trarre il giovamento che credono più opportuno per la crescita e la riappropriazione della vita quotidiana. Buona lettura.

10 volte maggio 2007

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

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