“Le televisioni vogliono avere degli imperi…
La televisione non è fatta per comunicare, è fatta per trasmettere degli ordini…
Se deve essere Berlusconi a fare i film per questo pubblico,
la razza degli autentici creatori è destinata a scomparire”.
Jean-Luc Godard
Nel cimitero quotidiano del cinema italiano, la seconda cazzata di Paolo Sorrentino, Loro 2, è una fonte di banalità senza candore che porta a un’incessante maneggiamento citazionario, nemmeno fatto bene o con la dovuta conoscenza del cinema, e più ancora, alla disinvoltura ciarlatana di universi convenuti. La messe d’imbecilli che hanno incensato o aborrito il film del regista napoletano, non hanno compreso forse che il cinema nulla c’entra con questo prodotto da prima serata televisiva, che in niente si discosta dalla figurazione di una pubblicità o una campagna elettorale (specie di sinistra)… mettete le sequenze del film al loro posto: avrete una proliferazione di futilità e di metafore senza splendore che si accatastano sulla gloria di un cretino e il delirio dei cortigiani sui quali non importava tanto fare un film, ma prenderli a calci in culo e sprofondarli nell’immondizia con l’intero parco politico… i citrulli ragionano sempre al rovescio, forse per questo ricevono il consenso elettorale e fanno del successo una forma di criminalità realizzata… i popoli hanno sempre adorato coloro che li hanno tenuti a catena (anche se qualche volta nella storia, ci sono stati giorni in cui le teste dei tiranni facevano bella mostra di sé sui cancelli dei giardini pubblici).
L’uomo di Arcore/Lui (Silvio Berlusconi) imperversa lungo cento minuti di noia conventuale… ci viene da ridere… Sorrentino architetta un film dove ogni inquadratura di Lui, rafforza non tanto la sua spietata rapacità politica, quanto l’empatia che evidentemente prova soltanto nel filmare la sua controfigura… eleva l’apparenza a livello di uno stile ma lo stile è proprio quello dell’apparenza celebrata!… le ragazzine che imperversano lungo il film non sanno fare bene nemmeno le puttanelle (pronte a dimenare il culo in qualche serie televisiva), i cortigiani lugubri, i politici (di sinistra) comprati, la moglie delusa di Lui che va in Cambogia a meditare (quanti miliardi potrà avere dal suo divorzio, forse?), il cretino di Apicella in partenza per l’isola dei famosi e qualche simbologia in stile massonico/malavitoso, come Crepuscolo (Roberto Herlitzka, quasi Nosferatu il vampiro, 1922, di Friedrich Wilhelm Murnau) o il servo di bianco vestito di Lui, un bravaccio italoamericano vestito Armani, affine a Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese… figurano un insieme filmico che va dal musical alla telenovela, dall’horror alla commediaccia italiana… nemmeno un cretino come Quentin Tarantino, poteva fare peggio. Lui è perfino simpatico… combatte con la vecchiaia e viene anche respinto da una ragazzina, Stella (Alice Pagani), che nel primo film (Loro 1) fa una sega (male) a un potente, ma con Lui non ci va perché gli ricorda il nonno! Ma che coglionata è questa! La ragazzina va a una festa nella villa di Lui, dove si balla e si scopa per entrare nel delirio dello spettacolo… e lei fa la “pura”… non ci crede nemmeno la capretta di Lui… anche i baci saffici a bordo piscina sono mediocri, quanto i balletti di ragazzette pronte a scopare per trascolorarsi in veline… qualcuna, Kira (Kasia Smutniak) dice anche di amare quel paranoico sessuale… insomma, Loro 2 è un lupanare della corruzione che galleggia nell’acqua benedetta del box-office e solo le ruffianerie di molta critica italiana (e l’affluenza di un pubblico più stupido dell’acqua dei lupini) non impediscono al film (diffuso in oltre 500 sale) di annegare nel-l’impostura mercatale.
Il romanzo che Sorrentino confeziona su Lui (Toni Servillo) è il medesimo che da oltre venti anni imperversa nei giornali, televisioni, libri, cinema… la scalata di una iena alle leve del potere di una nazione in decadenza, stuprata fino all’ultima generazione di rincoglioniti telematici che amano più il loro smartphone che la propria madre, ormai deportata nella condizione cortigiana delle mafie (finanziarie, religiose, massoniche, politiche, sindacali, culturali, criminali) che interpretano i bisogni e il desiderio supremo di tutti: il consumerismo subordinato agli imperativi della redditività economica. Un popolo muore quando non ha più la forza d’inventare nuove idee o annientare gli idoli della civiltà spettacolare… è ormai possibile eleggere un mito per preparare un assassinio o stringere un patto stato-mafia… del resto, anche “la storia del terrorismo è scritta dallo Stato; quindi è educativa” (Guy Debord)… sono in epoche in cui la servitù volontaria diventa costume che prosperano i tiranni.
Loro 2 si snoda sulla crisi matrimoniale di Lui e la moglie (Elena Sofia Ricci), la caduta del governo della sinistra, le manovre politiche che portano Lui sulla poltrona di presidente del consiglio, le scopate con le ragazzine, le cene con la “buona borghesia” politica, la caduta non proprio definitiva di un personaggio da operetta che è diventato sovrano nel regno della stupidità. Sorrentino s’accosta al lato umano di Lui (?!)… c’è da ridere… un alone di levigata tristezza l’avvolge, ma è funzionale alla credibilità della plebe mediale… Lui è anche il banchiere (Ennio Doris), ha il suo stesso volto e la medesima rapacità… il riflesso di due venditori di fumo che imperversano in Borsa e discutono sulla loro vecchiaia… Lui diventa anche il venditore di case (Roberto Carlino) e in un clima di insensatezza totale, le vette dell’inganno sfociano in avanspettacolo o, meglio ancora, in farsa. E pensare che i Comunardi si sono fatti uccidere fino all’ultimo perché anche tu possa acquistare un bel televisore 55’’ 4K Ultra HD nero — argento e rincoglionirti col calcio, la formula 1, i talent show, le serie e tutta la casistica pubblicitarie che ne consegue… porco dio! come non capire che i furbi, le carogne e i cialtroni andrebbero impalati all’istante! in ognuno di loro si cela un despota e quando detta gli ordini c’è un po’ più dolore nel mondo.
La megalomania di Lui (e di Sorrentino) dilaga… Veronica Lario filosofeggia sull’amore per il paese tradito dal cavaliere (?), Sergio Morra (Riccardo Scamarcio) organizza orge per il premier degli italiani (che nei meeting internazionali fa la figura di un coglione) e quando si tratta di andare a New York per parlare all’ONU, preferisce partecipare alla festa per i diciotto anni di Noemi Letizia (Pasqualina Sanna), ossequiato dalla famiglia di Noemi e da un casellario di deficienti esultanti che dipingono il Sud d’Italia nella solita buffoneria… quando cade il governo e la sua dominazione, i vecchi saprofiti di sempre si defilano in cerca di altre fogne istituzionali… accanto a Lui restano Paolo Spagnolo (Dario Cantarelli), Fedele Confalonieri (Mattia Sbragia), il patetico Mariano Apicella (Giovanni Esposito) e pochi altri… il dialogo tra Apicella e Lui, che è di una stupidità infinita, sembra abbia fatto trasalire d’allegrezza certi giornalisti (?!):
— “Mariano (Giovanni Esposito): Dottore! Io andrei…
Silvio Berlusconi/Ennio (Toni Servillo): Ma dov’è che vai?
Mariano: Come “dove”?! All’Isola dei Famosi!
Silvio Berlusconi/Ennio: Con due valigie?! Ma lì non si può portare neanche uno spazzolino!
Mariano: Vabbè, le ammacchio
Silvio Berlusconi/Ennio: Cos’è c’hai là dentro?
Mariano: Mozzarella, provola, la macchinetta del caffè…
Silvio Berlusconi/Ennio: Torna presto
Mariano: Se torno più tardi, è perché ho vinto!
Silvio Berlusconi/Ennio: E-eh, allora torni presto” —.
Siamo dalle parti della più becera commedia alla Franco e Ciccio, peggio ancora, alla Checco Zalone… un universo privo di qualificazioni, l’irrompere del senso del ridicolo nell’archetipo dell’idiozia spettacolarizzata. Non poteva mancare la cena con Mike Bongiorno (Ugo Pagliai), il compleanno di Jayne Mansfield (?!), né la canzone Meno male che Silvio c’è… il film si chiude su una lunga sequenza del terremoto dell’Aquila… Lui promette una dentiera nuova a una vecchia terremotata… casette prefabbricate per tutti e dopo che gli aquilani invocano Gesù Cristo per mano di Lui, Sorrentino non trova di meglio che far risuscitare Cristo da una chiesa dell’Aquila distrutta dal sisma… una musica da canonica scende sui pompieri e la gente che attende il miracolo… che infatti avviene! ecco che dal cuore della chiesa sventrata esce Gesù Cristo… la gru dei pompieri lo poggia su un manto rosso… la camera da presa s’ avvicina lentamente al viso del Cristo… fine… manca solo il monumento nelle pubbliche piazze a Lui, e tutti vissero felici e contenti che un criminale e i suoi accoliti, possano ancora imperversare sul destino di un intero popolo (invece di impiccarli per i piedi ed esporli davanti al Duomo di Milano)… la differenza tra intelligenza e stupidità sta nel modo di maneggiare la verità… la conoscenza ha un nemico giurato, la tirannia… c’è un tempo del seminare e un tempo del falciare! lo stesso tempo in cui la verità affermata diventa rivoluzionaria.
Nell’elencario fattuale di Loro 2 (come quello di Loro 1), si distinguono per dismisura attoriale (mossette, gestucoli, ammiccamenti) Toni Servillo e Riccardo Scamarcio (immobilità, apatia, sguardi bovini)… Elena Sofia Ricci fa la simpatica (ci riesce anche, peccato che quando disserta di filosofia ci aspettiamo di veder spuntare da dietro il tempio cambogiano nella villa in Sardegna di Lui, il commissario Lo gatto — Lino Banfi)… Kasia Smutniak e Euridice Axen ce la mettono tutta per fare le troie d’alto bordo… non importa essere nude per essere sceme (come molte donne parlamentari dimostrano)… un cinema senza imbecillità sarebbe altrettanto noioso di un governo senza criminali. Lasciamo stare le affettazioni grottesche di Anna Bonaiuto, Fabrizio Bentivolgio (il meno cretino), Giovanni Esposito, Ugo Pagliai, Roberto De Francesco, Ricky Memphis, Iaia Forte, Mattia Sbragia, Max Tortora… servono a mascherare la mancanza di creatività o, forse, un eccesso di creatività portato al culmine del-l’inconcludente. La regia (Sorrentino), la scrittura (Sorrentino, Umberto Contarello), la fotografia (Luca Bigazzi), il montaggio (Cristiano Travaglioli), le musiche (Lele Marchitelli), le scenografie (Stefania Cella)… concorrono all’instaurazione dell’epopea di un uomo (definirlo criminale sarebbe poco) che ha fatto dei corpi istituzionali un parcheggio di schiavi e di rassegnati, più di ogni cosa, ha indotto grandi pezzi di popolo a una miseria intellettuale senza rimedio.
Che bello! un piazzista della corruttela e un saprofita della partitocrazia — che aveva come stalliere un mafioso (Vittorio Mangano) e un compagno di strada come Marcello Dell’Utri (in galera per rapporti con la mafia, co-fondatore di Forza Italia con Silvio Berlusconi) —, è qui fecondato secondo tutti i crismi carismatici e assolutori de Il padrino (1972) di Francis Ford Coppola… Lui si fa traghettatore di un’isteria cosmica nella quale versa un intero paese e Loro sono i despoti su larga scala di un sistema creato per l’indifferenza, la soggezione e l’impoverimento di molti a vantaggio di pochi… a giudicarla dagli imbecilli che ha prodotto, la nostra epoca sarà stata tutto, tranne che intelligente. Per chiudere, come anche per aprire, la vera cultura si fa beffe della cultura… solo il rifiuto dell’uomo di essere merce soltanto e passa alla distruzione limpida e schietta dei padroni dell’immaginario è ciò che veramente cambia il mondo.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 15 volte maggio 2018