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Onore e lealtà (My Honor Was Loyalty, 2016), di Alessandro Pepe

Inserito da serrilux

Onore e lealtà (My Honor Was Loyalty, 2016), di Alessandro Pepe

“Il potere assoluto non è cosa facile;
vi si segnalano soltanto gli istrioni o gli assassini in formato grande”.
E.M. Cioran

Nel bordello senza muri della Rete circola di tutto… imbecillità personali, carneficine gratuite, informazioni dossologiche… i padroni di Wall Street gestiscono il portolano di facebook, twitter, Instagram e tutte le piattaforme d’istupidimento generale dei consumatori… che bello! il vassallaggio organizzato si traveste da portatore della cittadinanza digitale e tra mattatoi spettacolari e paradisi fittizi inquadra libertà, santità e schiavitù programmate al fine d’influenzare campagne elettorali, costruzione di personalità o assolvere assassinii contro il genere umano… nessuno potrebbe sopravvivere alla decimazione (necessaria) dei santi della tecnocrazia… il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia mai ricevuto è invaso miliardi di nullità e solo in parte o in estremità la Rete esprime elementi di democrazia diretta.

La realtà dello spettacolo è un’inversione concreta della vita e lo spettacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra persone, mediato dalle immagini, diceva… lo spettacolo è la cultura della domesticazione sociale al tempo della società interconnessa nella Rete. Parole, film, fotografie, musica, politica, religioni, mercati… tutto passa nella Rete e la Rete, compresa nella sua totalità, è il risultato e il progetto del modo di produzione (e di assoggettamento) esistente, è il cuore dell’irrealismo della società reale, il modello presente della vita socialmente dominante: “Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso… Il carattere fondamentalmente tautologico dello spettacolo deriva dal semplice fatto che i suoi mezzi sono al tempo stesso il suo scopo” (Guy Debord). Quando gli uomini sono ciarlieri o effimeri, il potere li rende muti o schiavi. L’esuberanza corruttrice della Rete vive amorosamente negli avvenimenti che la negano e per questo costruisce, senza un filo di grazia, la disfatta dell’intelligenza.

Nella cosmogonia della Rete circola, con un certo successo, un film del tutto nazista, Onore e lealtà (My Honor Was Loyalty, 2016) di Alessandro Pepe (trasmesso anche su Netflix a partire da marzo 2017)… si tratta di alcuni episodi vissuti/raccontati da un solerte soldato della famigerata 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”, nel secondo conflitto mondiale… centinaia di migliaia di persone l’hanno sostenuto con il solito “mi piace” e siamo assaliti da conati di vomito solo al pensare che una cosetta così stupida, per non dire deficiente, abbia potuto essere oggetto di ammirazione o condivisione… il fascismo, il nazismo, il comunismo (totalitario), sotto ogni taglio, sono la peste da combattere, respingere, annullare e dare ai loro sostenitori ciò che è giusto e senza nessuna pietà… a un certo grado di sozzura, ogni celebrazione dell’autoritarismo va combattuta, sconfitta, cancellata dalla faccia della Terra.

Il giovane regista mette subito le mani avanti: ”Questo film ha lo scopo di spezzare lo stereotipo negativo attorno al soldato tedesco che il mondo ci insegna sin da quando nasciamo. I crimini di guerra sono stati commessi da tutti gli eserciti, ecco perché bisogna smetterla di dare delle etichette ai soldati. La luce della colpa è su di loro soltanto perché hanno perso la guerra. Il mondo lo deve sapere. Non erano tutti uguali, e tutte quelle persone che studiano la storia pensando «quelli sono i buoni, quelli sono i cattivi» sono soltanto il risultato di una Società che ci vuole ignoranti. Il mio film non glorifica il Nazionalsocialismo né nega l’Olocausto, anzi; ma il messaggio principale che ho voluto sottolineare fino alla nausea è che la storia è scritta dai vincitori, perché l’Olocausto è un crimine di guerra, mentre le bombe atomiche sui civili Giapponesi non lo sono, come non lo è lo sterminio di milioni di civili nei Gulag Sovietici o i milioni di indiani d’America sterminati dai colonizzatori” (Alessandro Pepe). Caro ragazzo, il qualunquismo e il fanatismo sono alla base di ogni tirannia e se degli imbecilli come te, responsabili di carneficine inaudite (per poi dire che non sapevano e obbedivano solo agli ordini, come il tuo tetro camerata Adolf Eichmann), hanno facoltà di sproloquiare sull’intolleranza, è perché milioni di morti per la libertà hanno permesso che tu possa parlare, invece di essere impiccato in un giardino pubblico come meriteresti… tuttavia se un giorno t’incontrassi per strada, ti darei la lezione che meriti… quella che i comunardi riservavano ai bravacci e ai traditori, il taglio della lingua, o forse basta uno sputo. Non sai forse, cretino, che la 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler” (Waffen-SS) si è distinta su tutti fronti della guerra per eccidi, torture, esecuzioni di massa… e le belve uncinate non sono mai state abbastanza annientate da non parlarne mai più, forse nemmeno nei libri di storia?… e te, piccola merda nazista, ci fai un film sopra e pretendi anche di farti prendere sul serio? Sei uno stupido senza rimedio e andresti ricacciato nelle fogne insieme a quanti la pensano come te… un film senza dignità né rigore appesta lo sguardo di un’aria irrespirabile che toglie ogni speranza creativa, tranne quella narcisistica di spararsi un colpo in bocca all’ombra di una croce uncinata.

Onore e lealtà racconta, in maniera sovente risibile, il patriottismo di un soldato (sergente) della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler” (Ludwig Herckel) e alcune battaglie di un plotone di Waffen-SS (“SS Combattenti”) nel corso della seconda guerra mondi-le… i giovani volontari del Führer si spostano su diversi teatri bellici, sempre proni all’obbedienza e con quel senso di euforia collettiva che contraddistingue gli entusiasti e i rancorosi… tutta gente che s’incatena a un mito (quale che sia) e s’abbevera alla scuola dei tiranni in bella coscienza. Herckel stringe amicizia con i soldati Steiner e Scholl… il tenente che li comanda è il loro idolo… uomo tutto d’un pezzo che serve Dio, Patria e Hilter come si deve, cioè ammazzando tutti quelli che vogliono impedire a un maniaco, a un pazzo, a uno scemo di decidere delle sorti del mondo.

Il sergente tiene un diario che indirizza alla propria moglie, Margarite… dopo la ritirata dal-l’Ucraina (dove i tedeschi vengono respinti dalle truppe sovietiche), Herckel e gli altri sono mandati in Normandia per cercare di contrastare l’offensiva degli americani… Herckel viene ferito in combattimento e si trova disperso nei boschi… qui incontra un disertore della Wehrmacht (interpretato dal giovane regista, nato in Argentina ma arrivato nei primi anni in Italia) che gli racconta dei campi di sterminio degli ebrei… teme che la Gestapo catturi la moglie (Eleonor), come poi avverrà, perché ha origini ebraiche… Herckel non sembra corroso da dubbi o indignazioni contro l’olocausto e per non tradire l’onore e la lealtà alla patria continua a combattere… e morire insieme ai suoi camerati, per la gloria del nazismo. Pepe è furbo… in uno scontro a fuoco Herckel non spara a un soldato americano e a guerra finita si vede l’americano e la moglie felici sotto un albero… il film si chiude con i fantasmi dei tre soldati nazisti che vanno trionfalmente incontro alla storia.

Pepe firma la sceneggiatura, fotografia, montaggio, musiche, effetti speciali e regia… la parte storica è curata da Leone Frisa (che interpreta Ludwig Herckel), vicepresidente del Gruppo Storico PROGETTO900 (co-produttore del film), il montaggio sonoro e mastering audio è di Lorenzo Bongiovanni. Il film è stato girato a basso costo e gli esterni realizzati in Italia, Slovacchia, Francia e Germania, dicono… le scene di guerra sembrano dei videogiochi infantili, non tanto per le sfocature, le incertezze, l’ignoranza espressiva… quanto per la banalità compositiva dell’insieme. L’attorialità è risibile… ragazzotti che fanno i nazisti-SS con quell’infantilismo proprio agli imbecilli, specie di buona famiglia, che si fanno le seghe con due dita… la compiaciuta insistenza della videocamera sui volti, le armi e il culto del guerriero patriottico poi, è davvero un ossario di eccezionale incompetenza… seriosità, mossette, dolore con gli occhi falsi (corroborato con inquadrature di alberi, prati, cieli dolcificati)… sono il prontuario estetico che bene si adatta alla mediocrità generale… l’arroganza disseminata ovunque è una sorta di vaticinio allucinatorio che fa di colui che vi si dedica, un demente in potenza. I dialoghi sono esili, quanto pretenziosi… in modo perentorio affermano cose delle quali il regista non sa o conosce attraverso la lettura funesta di Mein Kampf… insieme a sequenze aleatorie o sacralizzate nel sentimento di vittoria contro l’invasore (?!), giustificano il colpo di fucile sul nemico come al tirassegno di un luna park… e si prendono davvero sul serio… ammazzano i “rossi” con gioia, si rotolano nel fango, fumano (male) la pipa, i carri armati circolano nei boschi come in un parcheggio e sparano un po’ qua e un po là, e tutti giocano alla guerra come in un’operetta… la musica è smielata su tutto il film e dissimula i sentimenti truccati dei camerati. Quando si cede alla tentazione dell’apologia, si sprofonda nel vaneggiamento in divisa e si moltiplicano i cimiteri.

Le vie della crudeltà sono varie… uccidere ed essere uccisi per un demiurgo, un profeta o un carnefice, in fondo, sembra iscritto nel sangue di coloro che illustrano collere e vigliaccherie infeudate… nulla è più sospetto della servitù volontaria, tantomeno quando veste le proprie tare con il rigore, la morale, il valore con i quali si possono commettere bestialità senza rimedio… l’onore e la lealtà di questo film ci fanno ribrezzo, perché il discepolo del boia respira e si emancipa soltanto sul patibolo del maestro… l’esaltazione da miserabili che fuoriesce da Onore e lealtà prefigura una filosofia d’appestati ed evoca, anche male, la macerazione di un tempo in cui gli esercizi di violenza del nazismo erano solo l’apprendistato di un’edificazione del male come forma normale di delirio. I citrulli pensano sempre a rovescio! Come i despoti! e sono ammazzati sempre troppo tardi.

Nel film di Pepe la riclassificazione e la nostalgia aperta per i camerati della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”… viene rianimata con un candore da fosse comuni… dissertando sulla fatalità di una ciurma di balordi che ha commesso delitti efferati su tutti i campi di battaglia… certo, lo sappiamo, le guerre portano atrocità commesse da tutti gli attori del conflitto… tuttavia con quei figli di puttana delle Waffen-SS la barbarie ha assunto il volto scientifico dello sterminio di massa e le esemplari esecuzioni dei partigiani per impiccagione col filo spinato (che nel film non ci sono) che ne conseguono… certo che alle efferatezze di questi baldi soldati dell’oracolo nazista hanno fatto eco la bomba atomica di quei cowboy del-l’idiozia che sono gli americani e anche il comunismo di Stalin non è stato meno brutale con i dissidenti della dittatura — sul — proletariato… ma le Waffen-SS hanno il primato che i loro misfatti li hanno commessi in nome della Patria, Dio e Hilter… il massimo dell’impostura… come onore avrete un letamaio e come lealtà un casellario di stupidità. Non sarete degni che di un’aureola di sputi e una corona di merda! insieme ai vostri epigoni! Non è un caso se poi al processo di Norimberga (1945/1946) le Waffen-SS (e i bastardi del partito nazista) sono stati processati per crimini contro l’umanità.

Onore e lealtà è il ritratto della seconda guerra mondiale vista dalla parte della 1ª Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”… il che basterebbe a mandare a fare in culo i fautori di questa stronzata, andare a cercare il regista e prenderlo a calci in culo fino in Baviera… quando una generazione crede nel trionfo di uno solo, si anticipa la disfatta di un intero popolo! la folla ama i Cesari, anche quando ne fa le spese! il fascino del dittatore alberga nell’ostia/consenso popolare e ciascuno aspira al privilegio di uccidere tutti i suoi simili in cambio di una bandiera, un cristo o un inno nazionale… il potere non conosce le buone maniere e solo la rivolta contro l’adulazione pubblica e il lerciume della partitocrazia, può sgominare la crudeltà dei governi e sconfiggere la disumanità dominante.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 26 volte aprile, 2018

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