A cura di Ignazio Gori e Claudio Marrucci,
Sound System Records, 2015, pp. 99 e un cd con 12 canzoni di Andrea Del Monte (e altri), dedicate a Pasolini
A giudicarla dalle banalità intellettuali che ha prodotto, la nostra epoca sarà stata tutto, tranne che intelligente. Caro poeta, caro amico. A Pier Paolo Pasolini è un piccolo libro che riporta in luce l’importanza che Pasolini ha avuto su intere generazioni di disertori, ribelli o eretici dell’ordine costituito. È un accorato ricordo di poeti, scrittori, amici, attori… che in qualche modo hanno incrociato il loro cammino con l’uomo o il poeta. Si apre con le “parole” di poeti in rivolta, incurabili attentatori del gesto, del falso e del delirio conformista che ha inchiodato Pasolini al banco degli appestati dell’amore omosessuale per tutta una vita. Un poeta esiste e si afferma soltanto grazie ad atti di provocazione, quando comincia a rinsavire è segno che la sua poetica di sgretola.
Una carrellata d’interviste ad estimatori, amici, conoscenti, amanti di Pasolini… allarga lo sdegno, l’indifferenza, l’indignazione contro il canagliume culturale/politico italiano (specie di sinistra) che ha steso una coltre di bigottismo, conformismo, indecenza intellettuale ed ha cercato (invano) di condannare Pasolini come intellettuale (tra i più grandi del ‘900), che come persona, in quanto omosessuale e filosofo dell’arte di gioire. Va detto. Pasolini è stato protagonista di una distruzione sistematica della partitocrazia, della religione, dell’ipocrisia culturale dominante e, come sappiamo, la distruzione dei miti porta con sé quella dei pregiudizi. E questo non gli è stato perdonato da nessuno! La conoscenza del dolore o della pietà laica pasoliniana si trasforma in conoscenza del dolore universale e l’impudore muore con l’innocenza di vivere.
Le canzoni di Andrea Del Monte vanno a toccare il cuore, interrogano, non danno risposte… come liriche o lamenti secolari, esortano le tracce amorose di una fanciullezza intramontabile, cantano la fragilità, la malinconia, il coraggio, le sconfitte e il fascino di poeta che ha fatto della propria vita un’opera d’arte. Non si può essere insieme normali e vivi, Cioran diceva. La grazia affabulativa di Pasolini disvelava gli improvvisatori d’illusioni e la sua amorosa dolcezza verso gli ultimi, gli esclusi, gli affamati, gli offesi, i “diversi”… lo salvava dalla volgarità, dal consenso e dal successo… respingeva dappertutto l’infelicità.
Caro poeta, caro amico. A Pier Paolo Pasolini raccorda la passione ereticale dell’uomo col poeta… riporta ad una voce che vale mille padri e ridisegna le verità, le gioie, le tenerezze o le bestemmie del suo passaggio nel mondo. Più di ogni cosa riporta alla realtà, agli atti di un genio solitario che diceva: “La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni” e, quando il sogno di uno diventa il sogno di tutti, diventa storia.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 9 volte agosto 2015