di Paul H.D. D’Holbach, il melangolo, 2014, pp. 218, Euro 11,oo
Il Piccolo trattato di ateismo scritto da Paul Heinrich Dietrich, barone d’Holbach nel 1768 (ma circolava clandestinamente a Parigi già nel 1767), è un piccolo gioiello di critica radicale della religione cristiana… naturalmente, nel 1776 il libello fu condannato al rogo dal papato, tuttavia non riuscirono a fermare la forza sovversiva di questa summa ateologia… qui, a ragione, si afferma che i prelati rendono omaggio ai sovrani, onorano i nobili e i solerti difensori dello Stato… a danno degli umili, degli indifesi, degli oppressi… le alte gerarchie ecclesiali sono ridicolizzate e i privilegi e crimini dei ministri di Dio denunciati tra i più efferati della storia dell’umanità.
“Alle eresie — scrive d’Holbach —dobbiamo la santa Inquisizione, i suoi carnefici e le sue torture… Allo zelo dei sacerdoti dobbiamo le rivoluzioni, le sedizioni, le guerre di religione, i tirannicidi e gli altri spettacoli edificanti che la religione da diciotto secoli fornisce ai suoi amati pargoli”. Le religioni, come tutti i poteri, sostiene il barone, e nemmeno sotto traccia, lavorano sulla felice ignoranza della morale umana, che sarebbe bene dimenticare o combattere. Riguardo ai sovrani, ai padroni e ai loro bravacci dice che il dominio dell’uomo sull’uomo dipende dalla sottomissione al clero, al signore, al tiranno: “Tirate dunque di spada per loro, sterminate per loro, impoverite i vostri popoli perché loro vivano nello splendore e nell’abbondanza”, e tutto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
L’intero pamphlet risuona di invettive, imprecazioni, bestemmie contro l’ordine della chiesa di Roma e i Padri fondatori, i santi, i potenti… i veri persecutori della libertà di pensiero. Con la grazia del cinico illuminato, d’Holbach annota: “La logica teologica diventa molto convincente quando sostenuta da fucili e roghi”… la libertà politica non incontra particolarmente i gusti della Chiesa, afferma. Ogni pagina del Piccolo trattato di ateismo è un invito a camminare senza guinzagli teologici e di ogni altro genere… un tributo all’intelligenza umana che respinge ogni sorta d’indottrinamento sociale… e il barone impertinente sottolinea che tra gli ecclesiasti (e i politici possiamo aggiungere), non v’è nulla è più consueto del vedere asini e asine parlare e anche disquisire di teologia (o di politica).
Il breviario di d’Holbach è uno di quei libri da leggere e rileggere, da tenere nella vicinanze della nostra passione per la verità, la giustizia e la bellezza… un utensile necessario a respingere l’entusiasmo degli ignoranti, a vedere l’inganno universale del potere come una farsa dello spirito… più di ogni cosa questo almanacco di saggezza mostra che ogni illusione è santa e ogni credenza implica complicità con il crimine costituito. L’apparenza dell’edificio sociale è spettacolo dei vinti, degli stolti, degli illusi e dei saprofiti, e rimane esterna la genio che parla al cuore degli uomini liberi e li invita ad amare senza avere vergogna d’amare, e a respingere dappertutto l’infelicità.
Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 7 volte marzo, 2015