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RIBELLARSI È GIUSTO

Inserito da serrilux

RIBELLARSI È GIUSTO

di Massimo Ottolenghi, Chiarelettere, pp. 121, 2011

Ribellarsi è giusto è il monito di un ex-partigiano novantacinquenne alle nuove generazioni… lo scritto è coraggioso quanto l’uomo che l’ha redatto. Ottolenghi è un torinese, di famiglia ebraica, militante del Partito d’Azione con Ada Gobetti, Alessandro Galante Garrone, Carlo Rosselli, Giorgio Agosti… magistrato nel dopoguerra e poi avvocato civilista… il suo pamphlet è una sorta di appello alle menti più lucide di questo tempo, è una sorta di grido etico teso a far sobbalzare chi è al potere (le classi dirigenti di ogni partito) e va a ridestare nella società civile una nuova resistenza sociale.

“È solo l’azione che nasce spontanea dall’indignazione — scrive — che muove la storia. È, per noi italiani, un riallacciare quel filo dei valori che dal Risorgimento porta a Gobetti, alla Resistenza, fino a coloro che sanno ancora indignarsi per il degrado in cui è caduto il nostro Paese”. Ottolenghi è un ragazzo del 1915… è stato un partigiano (tessera 343 del Comitato di Liberazione Nazionale piemontese) e attraverso una catenaria di ricordi, citazioni (Emilio Lussu, Ferruccio Parri, Leo Valiani, Piero Calamandrei, Riccardo Levi…) mette in guardia tutti quelli ancora confusi sul “che fare” di fronte a tanta mediocrità e arroganza del corpo politico, li avverte che in questo Paese ci sono sempre stati i servi sciocchi, i saltafossi, i disonesti, i profittatori, i voltagabbana annidati nei luoghi del potere e ricorda che la migliore gioventù è quella che sale sui tetti, scende nelle piazze, inceppa i pubblici orologi e rivendica il proprio diritto a un’esistenza più giusta e più umana.

Le sue parole sono incendiarie… alle angherie del ventennio fascista contrappone l’era della domesticazione sociale berlusconiana e dice che nella storia ogni forma di repressione della libertà di pensiero è stata imposta in nome del popolo sovrano… quando la politica (almeno una grande parte) è al servizio di un solo uomo, occorre passare alla resistenza attiva e non lasciare nelle mani di una casta connivente con il crimine costituito, il destino di un intero popolo. La democrazia autentica, compiuta, richiede che i cittadini siano partecipi, attenti, responsabili, capaci di mobilitarsi quando i valori usciti dalla Resistenza sono calpestati… l’ignoranza e la genuflessione favorisce il potere, “la capacità di capire, di giudicare, è un pericolo per chi vuole dominare… Ci sono intere zone e città dove la legge è sospesa, e vince chi è più forte. Pensiamo alla mafia e alla diffusione della criminalità che da anni interloquisce con il potere politico, entrando anche in Parlamento” (Massimo Ottolenghi). La shoah dei valori e dei diritti, sottolinea Ottolenghi, è riproposta sotto altre spoglie e i precari, i disoccupati, i cassa integrati, gli stranieri… tutta una frangia giovanile è deposta ai margini della società… le connivenze dei mass-media con il potere sono evidenti e l’indifferenza ha sostituito l’autentico umanesimo della libertà.

Ribellarsi è giusto invita a comportarsi da “partigiani”… ad affratellarsi contro il pericolo del nuovo fascismo… a disobbedire, a battersi per un decentramento dei poteri, per una gestione diretta della cosa pubblica e deporre il conservatorismo interessato (i privilegi della cupola) sia di destra che di sinistra. Ricorda cosa diceva Calamandrei: “Sotto la morsa del dolore o sotto lo scudiscio della vergogna, gli immemori, gli indifferenti, i rassegnati hanno ritrovata dentro di sé, insospettata, una lucida chiaroveggenza; si sono accorti della coscienza, si sono ricordati della libertà. Prima che schifo della fazione interna, prima che insurrezione armata contro lo straniero, questo improvviso sussulto morale è stato la ribellione di ciascuno contro la propria cieca assenza: sete di verità e di presenza, ritorno alla ragione, all’intelligenza, al senso di responsabilità”. Tutto vero. Il cantico di Ottolenghi e di Calamandrei sostiene che opporsi all’ingiusto, all’illegale e alla sopraffazione del più furbo e del più ricco è possibile, se il popolo prende coscienza del proprio valore e si fa protagonista del proprio destino. Si tratta di ridestare i valori traditi della Resistenza, richiamare l’attenzione dove occorre e credere ancora nella libertà, nella giustizia e nell’uguaglianza. Mostrare a viso aperto che l’insurrezione generale è necessaria e la resurrezione della rivoluzione democratica può riuscire solo con la cancellazione del marcio della politica che si cela negli affari sporchi del potere economico (santa romana chiesa inclusa). Togliere il consenso ai nuovi padroni che hanno trasformato il Parlamento in una Camera delle Corporazioni costituita da delegati (scelti dai partiti) al servizio di capi e buffoni, anziché dagli elettori. Ottolenghi ci ricorda che “un padrone presuppone la disuguaglianza e la prepotenza… Occorre salvare lo Stato, le istituzioni e la Costituzione. Forse questo oggi è rivoluzionario ma occorre un nuovo risorgimento, una nuova liberazione. Siate anche voi partigiani!”. Quando un intero Paese è assoggettato a una mancia di truffatori, di ladri, di impostori, allora ribellarsi è giusto!.

Piombino, dal vicolo dei gatti in amore, 19 volte settembre 2011

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