di Luciano Canfora, Mondadori 2007, pp. 104, 12 Euro.
Il saggio Esportare la libertà. Il mito che ha fallito, scritto da Luciano Canfora, docente di filologia greca e latina all’Università di Bari, è una delle poche voci autorevoli che dissente dalla panacea di buonismo che ha investito l’intellighenzia italiana, riguardo alla retorica della libertà e della democrazia da esportare con guerre e genocidi celati, nemmeno bene, sotto il nome di neoliberismo. Canfora denuda le radici dell’odio tra i popoli a partire dai greci, passando per Napoleone Bonaparte, Stalingrado, Budapest, fino all’afghanistan, Iraq e passa in rassegna, brevemente, le ragioni inconfessabili della guerra. Le guerre le fanno i potenti, tutto il resto è carne da cannone.
La citazione di Robespierre che sta alla base dell’intero libello è Illuminante: “L’idea più stravagante che possa nascere nella testa di un uomo politico è quella di credere che sia sufficiente per un popolo entrare a mano armata nel territorio di un popolo straniero per fargli adottare le sue leggi e la sua costituzione. Nessuno ama i missionari armati; il primo consiglio che danno la natura e la prudenza è quello di respingerli come nemici”. Canfora non teme l’eresia, smaschera le dichiarazioni altisonanti dei governi e mostra che dietro le loro formule di paladini della libertà, sovente si nascondono dei veri e propri piani di distruzione di massa. Mette in riga anche la libertà dissimulata dei Papi, e per entrare in argomento si sofferma sulle parole di Pio IX, che inveiva contro “i nemici di ogni ordine, di ogni legge, d’ogni diritto, d’ogni vera libertà”, cioè i mazziniani, i garibaldini e tutti quelli che mettevano in dubbio l’inferno e il Paradiso. Il libro è agile quanto profondo. I rimandi sono molti e affascinante è il modo con il quale Canfora ci porta all’origine del male di esistere.
In nome della libertà, della democrazia, del mercato globale, i potenti della terra spingono l’umanità verso la barbarie e i crimini commessi contro i più elementari diritti dell’uomo, naufragano nelle politiche di dominio delle multinazionali. I signori delle armi siedono nei centri di potere e i governi insistono ad esportare la libertà sotto forma di nuovi colonialismi. Canfora si chiede, com’è possibile dare la libertà ad altri Paesi senza prima averla conquistata noi stessi? L’assunto crociano sul buon governo — citato da Canfora — dice “che ogni popolo è padrone di darsi la forma di governo che vuole”, ma ovunque il popolo è tradito e i suoi sogni di democrazia partecipata sono disattesi. L’appendice documentaria del libro si compone di uno scritto di Pio IX, “Motu proprio” (1849) e “La profezia di Khomeini” (una lettera dell’ayatollah a Gorbaciov, nella quale annuncia la fine del comunismo e l’avvento dell’Islam, 1989). Esportare la libertà ci porta a riflettere sugli Stati canaglia, i terrorismi fondamentalisti, i genocidi di massa, gli interessi economici delle “grandi potenze” e dice che la libertà, come l’amore, non si esporta. Si accoglie, si semina o si condivide nel rispetto di sé e dell’altro. Chi semina pace, raccoglie la pace.
26 volte aprile, 2007