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PASQUALE DEL CASTELLO e SANDRA PASTORE: Lizafactory cortometraggi d’animazione www.lizafactory.com

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TRACCE/Rivista multimediale di critica radicale, edita dal 1981, info@traccedizioni.it

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PANEGIRICO PER I MIEI AMORI E I MIEI AMICI

A mia nonna partigiana, perché mi ha insegnato ad amare il diverso, il povero, l’escluso, e mi diceva vicino al fuoco, mentre il pesce azzurro arrostiva sulla stufa a carbone: “Nessuno può comprare il sorriso di un bambino… Una mosca quando muore soffre quanto un re”.

e al mio babbo, bombarolo di mare e di poche parole, perché quando tiravo i sassi alla luna e toccavo il cielo con la punta delle dita, mi diceva: “Un uomo ha diritto di guardare un altro uomo dall’alto, soltanto per aiutarlo ad alzarsi!”.

e a mia madre, dolce ricamatrice fiorentina, che mi addormentava al canto di “Bella Ciao”, quando fuggivo sul tetto della nostra casetta di porto a guardare le stelle, a cercare la regina degli stracci sulla Via Lattea o i briganti dell’arte di gioire e del coltello facile, mi baciava sugli occhi e mi diceva così: “Fai quello che vuoi, ma quello che fai cerca di farlo con amore… perché quand’anche avessi tutti i mari e i cieli della terra, e tutto l’onore degli uomini, se non ho l’amore non sono niente”.

Panegirico (come sappiamo da uno dei nostri “cattivi maestri”, Guy Debord, che l’ha rubato dal Dizionario di lingua francese Littré, e messo in pratica sulle barricate di Parigi nel Maggio 1968, fino ad essere espulso dall’Italia nel 1977 come “persona indesiderabile”) dice di più che elogio. L’elogio contiene bensì la lode del personaggio, ma non esclude una certa critica, un certo biasimo. Il panegirico non comporta né biasimo né critica.

In questa pagina del nostro sito ci sono i miei amori e i miei amici più cari [insieme ad altri irriducibili compagni di strada che per pudore soltanto non menziono, ma loro sanno che canto le loro gesta, anche] e sono il sostegno di ciò che amo e che ho amato… un rondò di sognatori, la cui bellezza, coraggio e baci al profumo di tiglio mi accompagnano fino a là dove finisce il cielo e comincia il mare.

Chi come me è nato nella pubblica via e alla maniera di Victor Mature nel film — I misteri di Shanghai (1941) — si è fermamente tenuto dottore in niente, sa che la verità non va mai detta che nella propria lingua, perché in quella del nemico regna la menzogna. Sto bene in compagnia solo d’illetterati, folli, svantaggiati, “diversi”… di ogni persona che abbia il senso dei piaceri dell’esistenza e non s’appresti a ringraziare nulla di quanto lo costringa a vivere in un simile paese e in una simile epoca.

Non avendo da amministrare ricchezze mai avute, questa “nobile povertà” mi ha dato principalmente la gioia di non curarmi di religioni, né di partiti, né di governi… e, occasionalmente, mi sono concesso il lusso di cercare di abbatterli con ogni mezzo necessario.

Ho avuto molto tempo da dedicare alle sole cose che mi hanno reso meno solo… così ho letto molti libri, visto molti film, fatto molte fotografie… mi sono accorto infine che tutto questo non contava nulla… ciò che era importante era usare le parole, le immagini, le mani accanto agli ultimi della terra. E chi può parlare della verità se non coloro che l’hanno vissuta sulla pelle?

Va detto. Nel corso degli anni, ho ben conosciuto persone che per ragioni politiche o crimini di diritto comune, hanno soggiornato nelle prigioni (manicomi, anche) di diversi paesi… ho quindi conosciuto soprattutto poveri, poeti e ribelli. Tutta gente che aveva compreso che il profumo del biancospino può cambiare il senso delle costellazioni.

La lettura intera o trasversale del nostro sito vive di luce propria e si farà ben capire quanto basta, a quanti in tutta coscienza vorranno comprendere che per l’amore come per la libertà non ci sono catene.

Manifesto per una fotografia dei diritti umani resistenza sociale, disobbedienza civile e poetica dell’immagine

Manifesto diritti umani